lunedì 24 settembre 2018

Ciclovie, turismo e priorità. Guardare al futuro senza ricostruire.


Le ciclovie sono la nuova frontiera del turismo, il futuro di un settore che, per regioni come le Marche, diventa sempre più strategico. L’investimento di 46,3 milioni di Euro per la costituzione di una rete ciclabile regionale che colleghi entroterra e costa, annunciato nei giorni scorsi dal Presidente Ceriscioli, sotto quest’ottica è più che sensato, anzi, sarebbe lungimirante. Dico sarebbe perché, forse non tutti lo ricordano, nelle Marche c’è stato un terremoto che ha distrutto un bel po’ di entroterra, quell’entroterra che si vorrebbe collegare alla costa con delle ciclovie.
L’ira dei terremotati esplosa all’indomani dell’annuncio è più che giustificata, perché vedere soldi che arrivano a pioggia per una priorità che non è quella della ricostruzione, dopo due lunghi anni di nulla assoluto, con gente che ancora non ha una casa, con le economie distrutte, le comunità disintegrate e un orizzonte sempre più nebuloso, fa davvero bollire il sangue. Ma attenzione: Ceriscioli non è uno stupido, e se la politica della Regione è questa, bisogna ragionarci e capire cosa sta accadendo.
E sta accadendo che si sta portando avanti, senza più neanche alcun pudore, una politica che non solo punta alla desertificazione della zona montana, ma che la dà ormai per assunta. Se si pensa a una economia turistica nuova e moderna, e a quello si deve pensare mentre si progettano ciclovie per quarantasei milioni di Euro, bel sapendo che nelle zone montane il turismo è fermo da due anni perché non ci sono più le strutture turistiche elementari, significa soltanto che, nel progetto complessivo del nuovo turismo marchigiano, quelle strutture non sono contemplate.
Sarebbe illogico produrre un piano turistico senza prima aver ripristinato il sistema ricettivo. Eppure è quello che si sta facendo. Quindi, o Ceriscioli è pazzo, e non credo lo sia, oppure la politica della Regione Marte non prevede la ricettività nell’area colpita dal terremoto. Ma io andrei ancora più avanti, perché credo che la ricettività, in realtà, sia prevista ma non in tempi immediati e non come la conoscevamo prima del sisma. Se esiste un progetto di desertificazione della zona montana, questo non è certamente definitivo, ma punta soltanto a sradicare l’attuale popolazione per aver il territorio completamente a disposizione. Per questo le ciclovie sono pensate anche per giungere dove la ricostruzione non è mai partita: perché partirà, ma solo quando l’area sarà spopolata. Allora ci sarà chi saprà gestirla al meglio, ovviamente per i propri interessi e potenziando quell’economia globale che nulla ha a che fare col territorio e la sua gente.

Luca Craia