martedì 25 settembre 2018

E Ceriscioli e i sindaci si accorgono che siamo fermi. Ma solo col nuovo governo.


Non ho difficoltà a credere che Luchino Ceriscioli, il Presidente della Regione Marte, abbia difficoltà a parlare col Governo. Del resto, in due anni, questa difficoltà del governatore si era evidenziata in maniera piuttosto chiara: mai ha alzato la voce, mai ha invocato provvedimenti, mai ha preso una posizione netta per denunciare ritardi, inefficienze, immobilismo. Quindi, evidentemente, il problema è suo: non sa comunicare.
Che la ricostruzione sia ferma al palo lo sappiamo bene, ce ne siamo accorti molto prima che il Presidente Taglianastri iniziasse la sua fase indignata. Era ferma pure prima delle elezioni, ma allora Luchino era tutto preso nella sua attività di inauguratore compulsivo e non aveva nulla da dire in proposito. Ora che il suo partito, però, è all’opposizione, si sveglia di soprassalto, posa le forbici d’oro e comincia a sbraitare. Che ne so, a me pare un tantino in malafede.
Sono stupendi anche i Sindaci del cratere che ora salgono sugli scudi ma, fino a pochi mesi fa, erano tutti contenti e felici per aver ricevuto le tanto sospirate casette, ringraziavano salameleccando lo Stato e il Governo e avevano l’unico problema nel fatto che c’era stata una scossa di 3.2 e la televisione non ne aveva parlato; e ora cascano dal letto e si accorgono che, a parte le quattro casette fatte male, non s’è mosso nulla. Ma non s’era mosso nulla neanche prima, e anche questo improvviso risveglio pare strano.
Il problema principale, in Italia, è che ogni cosa è vista come un’opportunità. È uno dei pregi degli Italiani, una cosa che ci fa essere spesso veloci di mente, creativi, ma anche la causa di tanti mali, della corruzione, dei tanti latrocini che ci hanno ridotto come siamo ridotti. E anche Ceriscioli aveva probabilmente visto il terremoto come un’opportunità. Un’opportunità politica, per pesare di più, per ricevere fondi, per crescere nei consensi. Probabilmente la ricostruzione non era vista come qualcosa di utile. Così certi Sindaci, che col terremoto hanno acquisito visibilità, che hanno creduto di fare qualche gradino salendo la scala delle gerarchie politiche e ora, accortisi di essere rimasti sempre sullo stesso piolo della scala e di non avere più nessuno lassù un alto ad aspettarli, improvvisamente si arrabbiano.
Solo che sono passati due anni, e in due anni di danni ne sono stati fatti tanti. In due anni si potevano fare tante cose per far risorgere il Centro Italia. Si potevano fare i concerti, senz’altro, ma si potevano prendere dei provvedimenti, delle decisioni, si poteva snellire la burocrazia, si potevano semplificare le procedure, si poteva tentare di capirci qualcosa anche quando, con ogni evidenza, non si si stava capendo niente. Ma non lo si è fatto. E ora sbraitare serve a poco, anche se l’idea è che sia cambiata l’orchestra ma non la musica. Il problema non è l’orchestra, ma la musica che le fanno suonare. Ed è la stessa musica di prima. Perché a Ceriscioli e ai Sindaci svegliati male adesso dà improvvisamente fastidio?

Luca Craia