Nei giorni scorsi ho avuto modo di dialogare, via
Facebook, in maniera piacevole e costruttiva, sia in una discussione pubblica
che in privato, con Oreste Basso. A Montegranaro lo conosciamo tutti, credo:
Oreste Basso è stato assessore in passato ed è considerabile persona piuttosto
influente sulle decisioni e sul pensiero che accompagna le scelte dell’attuale Amministrazione
Comunale montegranarese, sia per i suoi trascorsi amministrativi all’interno
dell’area di centro-sinistra, sia perché padre dell’Assessore Roberto Basso che
è senza dubbio uno degli elementi più pesanti in seno alla Giunta Mancini.
L’idea che Basso padre ha in mente riguardo al centro
storico e alle problematiche che lo affliggono è di una radice culturale da cui
nasce lo spopolamento e il degrado. In sostanza, secondo Basso, la quasi totale
non carrabilità del paese antico unita a una cultura della comodità e della
velocità del vivere moderno che ci fa pretendere di avere l’automobile sempre a
portata di mano e di poter con essa raggiungere ogni luogo, è la base di ogni
problema legato al centro storico montegranarese. Partendo da questo
presupposto, ogni investimento urbanistico sarebbe inutile in quanto la gente
non andrebbe a vivere nel castello “neanche se gli
regali la casa ristrutturata”.
È un’opinione che va rispettata ma che è, secondo me,
profondamente errata in quanto il problema fondamentale è proprio il degrado
urbano che affligge il quartiere, un degrado che rende ogni investimento
privato un suicidio. Se un privato, e ne ho conosciuti diversi che ci hanno
provato, volesse acquistare un immobile e ristrutturarlo, si troverebbe davanti
a spese di ristrutturazioni più alte del normale, magari compensate dal basso
costo di acquisto, per poi però avere in mano un immobile su cui si è investito
molto e che non vale niente a causa delle condizioni degli altri immobili, dei
quali molti sono abbandonati, senza una proprietà definita e gravemente
fatiscenti.
La posizione dell’ex Assessore, però, è una spiegazione,
se non un alibi, per le politiche di qualsiasi Amministrazione Comunale si sia
succeduta negli anni: non si è investito perché sarebbe inutile. Un alibi,
fondamentalmente, ma anche una mentalità profondamente errata e perniciosa che,
se portata avanti, condannerebbe a morte il quartiere storico. In verità la
convinzione che il centro storico sia un patrimonio comune da recuperare sta
facendosi largo tra i Montegranaresi, benchè ci sia una certa fetta di popolazione
che ancora non riesce a comprendere l’importanza del centro storico per l’intera
comunità cittadina.
In questo senso chi si candida ad amministrare il
paese per il prossimo quinquennio dovrebbe iniziare sia a cambiare questa mentalità
bloccante nei confronti di ogni iniziativa di recupero, ma anche ragionare sulla
remuneratività elettorale di mettere mano in maniera seria e concreta al
problema per risolverlo. Se è vero che nel centro storico l’elettorato è
estremamente insignificante da un punto di vista numerico, è anche vero che,
per moltissimi Montegranaresi, la soluzione del problema rappresenterebbe un
investimento proficuo per il futuro del paese. Quindi non sarebbero solo i
pochi elettori residenti in centro storico a premiare iniziative risolutive sul
quartiere, ma ci sarebbe molto probabilmente un plauso e un ritorno elettorale
da parte di una larga fetta di Montegranaresi. Inviterei tutti i prossimi
candidati, indistintamente rispetto agli schieramenti, a fare un’opportuna
riflessione anche su questo e non soltanto sull’opportunità sacrosanta di dare
finalmente priorità agli investimenti nel centro storico.
Luca
Craia