Lo scandalo non sta nell’acqua a 8 Euro, perché di robe
assurde che costano cifre assurde ce ne sono tante, ma tante tante. Lo scandalo
sta in chi la compra, ma soprattutto sta in chi ne parla, me compreso. E ne devi
parlare, perché una roba come quella dell’acqua minerale firmata da una signora
che non si sa esattamente che mestiere faccia ma guadagna un sacco di soldi
facendolo, è un fenomeno talmente interessante e importante nella sua stupidità,
che nessuno può esimersi dal parlarne o, quanto meno, considerarlo. È il
simbolo di questi tempi finti, pieni di cose finte, di valori finti e di
persone finte, di finti eroi, di finti politici, di finti elettori, persino di
finti consumatori di prodotti finti.
È tutto finto, a partire dall’acqua santa e taumaturgica che
costa più della benzina (e qui c’è anche un’oscura previsione per il futuro che
ci attende) per arrivare all’economia. Viviamo in un mondo in cui personaggi
come Flavio Briatore, che non ha mai lavorato un giorno in vita sua, è uno dei
più ricchi e influenti d’Italia, dove le società per azioni non producono né beni
né servizi ma producono click, emozioni, tendenze. In questo mondo i soldi sono
in mano a società potentissime che producono le stupidaggini che ci mandano in
pappa il cervello e guadagnano vendendosi i nostri dati, il nostro numero di
telefono, i nostri gusti in fatto di tostapane, vestiti e sesso.
In questo mondo i giovani adorano individui tatuati fino a
dentro le narici, che con la ferraglia che portano uncinata addosso mandano in
tilt i metal detector delle banche dove vanno a depositare i soldi che guadagnano
raccontando la loro immensa sfiga in endecasillabi zombici ad adolescenti che,
per definizione, si sentono sfigati, e quindi appagati dal confronto, anche
quando li accompagna a scuola paparino con la Ferrari.
In questo mondo i politici fanno finta di essere comunisti o
fascisti e la gente fa finta di credergli, o magari gli crede pure, ma solo per un
po’. In questo mondo i soldi sono finti, i bisogni sono finti, le priorità sono
finte e la grande sofferenza è non potersi permettere l’ultima cosa finta che
va di moda, per ostentare la nostra finta ricchezza ed essere finti al pari di
tutti gli altri. Un mondo in cui tutto quello che ci serve non lo decidiamo noi
o i nostri bisogni effettivi ma gli influencer, che stabiliscono da cosa
indossiamo a chi votiamo, e probabilmente pure di che morte dobbiamo morire.
Dicono che sia un’influencer anch’io, nel mio piccolo, ma io mi ritengo di più
un raffreddorer.
Niente di scandaloso, quindi, se una bottiglia di acqua
taumaturgica e benedetta dall’influencer Ferragni costi quanto una bistecca, fa
parte del gioco. L’unica cosa è vedere se davvero funziona. Ora me ne vado a
comprare una bottiglia e me la bevo a canna. Se non perdo istantaneamente dieci chili e non mi ricrescono i capèlli, le faccio causa.
Luca Craia