sabato 6 ottobre 2018

Un pensiero alla stampa locale. Imparzialità o arrivare a fine mese?



Una volta mossi una critica a un mio amico giornalista, che tra l’altro stimo moltissimo, perché secondo me su un certo argomento non era imparziale come un buon giornalista dovrebbe essere. Lui mi rispose: ma io la pagnotta a casa ce la devo portare. Ecco, credo che il problema fondamentale della stampa locale sia proprio questo: portare a casa la pagnotta. Con l’avvento delle testate online, che lavorano con budget ridotti e che, quindi, possono permettersi di pagare pochi giornalisti e pagarli poco, c’è stato un livellamento al ribasso dei guadagni di chi svolge questa delicatissima professione, tanto delicata da avere un albo professionale che ne regola, o ne dovrebbe regolare, la deontologia. Questo comporta che il giornalista locale, in genere e fatte le dovute eccezioni, deve arrivare a fine mese e, per farlo, deve scendere a compromessi.
Se nella cronaca questo sposta poco, ma non così poco come si può pensare, nel racconto della politica locale le conseguenze sono pesanti e la parzialità, quando non la faziosità, la fa da padrone. E non può essere altrimenti, quando lo stesso cronista scrive di politica e, nel contempo, fa l’addetto stampa di questo o quel Comune o di questo o quel politico, oppure quando a lavorare per una o più testate c’è gente che è impegnata direttamente in politica, magari che siede anche in qualche Consiglio Comunale o di amministrazione. Non ci vuole tanto a capire che tutto questo non è corretto deontologicamente e produce una distorsione del racconto della realtà. Sarebbe interessante sapere cosa ne pensi l’Ordine che, però, non mi pare si sia mai espresso su questo argomento.
Per quanto riguarda me, invece, visto che immagino molti staranno già pensando che anche io non sono imparziale per niente, ed è vero, vorrei ricordare che non sono un giornalista e che quella che state leggendo non è una testata giornalistica. La differenza c’è o, almeno, dovrebbe esserci.

Luca Craia