Una volta mossi una critica a un mio amico
giornalista, che tra l’altro stimo moltissimo, perché secondo me su un certo
argomento non era imparziale come un buon giornalista dovrebbe essere. Lui mi
rispose: ma io la pagnotta a casa ce la devo portare. Ecco, credo che il
problema fondamentale della stampa locale sia proprio questo: portare a casa la
pagnotta. Con l’avvento delle testate online, che lavorano con budget ridotti e
che, quindi, possono permettersi di pagare pochi giornalisti e pagarli poco, c’è
stato un livellamento al ribasso dei guadagni di chi svolge questa delicatissima
professione, tanto delicata da avere un albo professionale che ne regola, o ne
dovrebbe regolare, la deontologia. Questo comporta che il giornalista locale, in
genere e fatte le dovute eccezioni, deve arrivare a fine mese e, per farlo,
deve scendere a compromessi.
Se nella cronaca questo sposta poco, ma non così poco
come si può pensare, nel racconto della politica locale le conseguenze sono
pesanti e la parzialità, quando non la faziosità, la fa da padrone. E non può
essere altrimenti, quando lo stesso cronista scrive di politica e, nel
contempo, fa l’addetto stampa di questo o quel Comune o di questo o quel
politico, oppure quando a lavorare per una o più testate c’è gente che è
impegnata direttamente in politica, magari che siede anche in qualche Consiglio
Comunale o di amministrazione. Non ci vuole tanto a capire che tutto questo non
è corretto deontologicamente e produce una distorsione del racconto della
realtà. Sarebbe interessante sapere cosa ne pensi l’Ordine che, però, non mi pare
si sia mai espresso su questo argomento.
Per quanto riguarda me, invece, visto che immagino
molti staranno già pensando che anche io non sono imparziale per niente, ed è
vero, vorrei ricordare che non sono un giornalista e che quella che state
leggendo non è una testata giornalistica. La differenza c’è o, almeno, dovrebbe
esserci.
Luca
Craia