In realtà siamo migliorati, nel senso che, fino a pochi mesi
fa, la macchina me la graffiavano. In questo modo mi hanno fatto danni
piuttosto seri, poi ho messo la telecamera nell’abitacolo e pare che, almeno
per ora, abbiano smesso. Per sputare, però, non bisogna avvicinarsi troppo, è
più facile. E quindi ecco qua che la mia macchina diventa una sputacchiera. Non
solo la mia, tutte le macchine della mia famiglia.
Nella cultura araba, che poi somiglia molto alla nostra di
qualche anno fa, sputare addosso o in prossimità di una persona è un gesto di
profondo disprezzo. L’arabo che ti deve dimostrare, a te o a se stesso, quanto ti odi, sputa sul tuo percorso prima o dopo che ci sei passato, sputa sui nostri
simboli, sulle cose a cui teniamo. Potessero fare di più, ne sono convinto, lo
farebbero, ma per ora si limitano allo sputo. E, credetemi, salire in macchina
e trovarsela piena si catarri espettorati da chissà chi non è piacevole per
niente.
Non è facile convivere in questa situazione. Mi rendo conto
che questa gente spesso mi veda come un nemico, semplicemente perché racconto
come si vive, da stranieri in patria, in una sorta di ghetto di stranieri dove
l’Italiano è diventato minoranza, oppure perché resoconto i piccoli atti
criminali che vedo e che stanno uccidendo un paese che è mio, è stato della mia
famiglia e della mia comunità da sempre e ora sta precipitando in un degrado
inaccettabile.
Sono razzista? Se vi fa piacere, pensatelo pure. Non serve
ricordare quello che ho fatto nella mia vita anche per gli stranieri, la
convivenza più che pacifica, direi amichevole, coi primi Magrebini che sono
arrivati in zona. Ma quando ci sono i problemi io sono abituato ad affrontarli
e a cercare di risolverli. La persona intelligente dovrebbe capirlo e aiutarmi
a farlo, anche se vado contro alcuni suoi conterranei. Perché, vedete, bastano
due stranieri bastardi per farli apparire tutti bastardi, e l’unica maniera per
evitarlo è denunciare per primi i comportamenti sbagliati, non sputare o
graffiare la macchina di chi lo fa.
Luca Craia