Non credo che il Popolo Italiano, inteso come media del
pensiero, dell’educazione, della sensibilità della gente italiana, sia
razzista. Certo, ci sono i razzisti, purtroppo, come ci sono i delinquenti e
come ci sono i santi. Fa parte dell’umanità avere delle sacche di buono e di
cattivo. Ma la maggioranza schiacciante degli Italiani non è razzista, non lo è
mai stata. Casomai è autoconservatrice, diffidente verso l’estraneo, ma non per
questioni di razza quanto per un meccanismo forse ancestrale di autotutela. Poi
c’è il gusto dello sfottò, a volte colorito, spesso anche sopra le righe, ma
non confondiamo le cose: il razzismo è una cosa ben precisa. I cori contro
Balotelli non nascono per il fatto che Balotelli sia un uomo di colore ma dal
fatto che Balotelli sia una brutta persona, il colore della pelle non c’entra. Il
razzismo è un’altra cosa, dicevamo, è fatto di differenziazioni sociali, di
segregazioni, di uomini che si mettono il cappuccio bianco e vanno a fare del
male ad altri uomini con la pelle diversa dalla loro. Quello è il razzismo e in
Italia non mi risulta esistano fenomeni preponderanti di questo tipo.
Ma ci stanno facendo diventare razzisti. Lo stanno facendo,
non so quanto consapevolmente, esasperando il nostro spirito di conservazione,
promulgando un’equità che è diventata disparità a danno dell’autoctono,
massacrando il mercato del lavoro con salari da fame dati agli stranieri più
disperati per poi spacciare gli Italiani che non li accettano come fannulloni;
negando l’evidenza di un degrado sociale che è chiaramente legato alla presenza
di stranieri, a mafie di importazione come se non bastassero le nostre, a
sacche di illegalità ben definite e localizzate, abitate da stranieri;
sindacati che hanno smesso di difendere la classe operaia, ormai smantellata,
per erigersi a paladino politico delle masse di disperati che vengono importate
in Italia per essere schiavi, manovalanza criminale, parametro del costo del
lavoro.
L’ultimo episodio, quello dei 41 imbacati sulla Diciotti che
fanno causa allo Stato, è l’indice di come si voglia portare tutto all’esasperazione,
come dicevo, forse inconsapevolmente. Perché, vedete, a fare causa allo Stato,
in realtà, non sono quei quarantuno ospiti non invitati, ma chi li sta
strumentalizzando a scopi politici, organizzazioni sedicenti umanitarie che non
si fanno scrupolo di muovere questi disperati come pedine con l’intento,
chiaramente sbagliato e controproducente, di avere un tornaconto politico. E il
tornaconto politico non c’è, c’è il contrario, e c’è la conseguenza di fare
arrabbiare gli Italiani che cominciano a non poterne più. E l’esasperazione,
poi, crea situazioni fuori controllo, creai i Traini, che non stanno solo a
Macerata, che sono pochi, grazie a Dio, ma possono fare molto male. Un
capolavoro di autolesionismo, ma anche di devastazione di un Paese che così
incattivito non è stato mai. E la colpa non è certo di Salvini.
Luca Craia