Cosa direste se, nel caso le prossime elezioni designassero
ad amministrare Montegranaro un’altra formazione rispetto a quella che
amministra attualmente, questa distruggesse il marciapiedone di viale Gramsci,
o se, magari, desse una bella mano di bianco al murale del La Perla? Io,
personalmente, mi arrabbierei, nonostante io abbia avversato queste opere con
tutta la forza. Oramai le abbiamo, i soldi sono spesi, e l’unica cosa da fare è
ottimizzarle, magari ragionando sul modo di utilizzare il suddetto marciapiede
(per quanto riguarda il murale, lo puoi usare in un modo solo).
Però questo è quanto è stato fatto dall’Amministrazione Mancini
con le opere delle precedenti amministrazioni, con un particolare accanimento
nei confronti delle fontane. Il simbolo, tra tutte, è dato dalla fontana della
circonvallazione, per le precedenti amministrazioni simbolo cittadino e
biglietto da visita verso chi giunge a Montegranaro. L’Amministrazione Mancini
ha totalmente smesso ogni tipo di manuntezione, chiudendo l’acqua e lasciandola
chiusa per un quinquennio, con i danni alle tubature facilmente immaginabili.
Stessa sorte per tutti gli altri giochi d’acqua, tanto cari a Gianni Basso: davanti
allo stadio, il largo Conti (sì, c’è una fontana anche lì anche sembra
sparita), piazza Giordano Bruno, le piccole fontane di viale Gramsci diventate
fioriere, la fontana di piazzale San Liborio riempita di terra. La palla
rotante di viale Gramsci buttata per terra di fianco al capannone del Comune.
Le fontane possono piacere o non piacere. Ma le abbiamo pagate,
coi soldi dei cittadini, e ora ci sono e non è giusto buttarle via solo perché non
piacciono. Le fontane necessitano di manutenzione, vero, come è vero per ogni
opera pubblica, come è vero che il murale scolorirà tra qualche anno, che i
sampietrini del marciapiede sono già saltati.
È una specie di revisionismo storico, la cancellazione dei
riscontri, la distruzione delle prove. Ma è anche una mancanza di rispetto per
i cittadini, quei cittadini che hanno finanziato le opere con le loro tasse,
tra i quali c’è chi le gradisce e chi non, ma che comunque non meritano una
politica che, a ogni cambio di governo, sfasci tutto quello che si è fatto
prima.
Luca Craia