Non volevo nemmeno parlarne pubblicamente, tanto mi pare
stupida tutta la questione della disputa tra i crociati della famiglia e i
paladini delle unioni civili. Però, alla fine, cedo alla tentazione e dico
anche io la mia, visto che ancora mi è consentito. È stupida la questione,
dicevo, perché è stupido quello che facciamo (o vogliono che facciamo) sempre,
ossia dividerci e scannarci su posizioni quanto più possibile distanti quando,
di solito, c’è la via di mezzo che è logica, di buon senso, e potrebbe stare
bene a tutti purchè si accendesse il cervello e si spegnessero i fuochi più o
meno indotti della bile e delle viscere.
La famiglia tradizionale va tutelate, e su questo non posso
che essere d’accordo, in quanto mi pare si voglia svilirne il significato
profondo o, quanto meno, equipararla, soprattutto in fatto di diritto, a cose diverse
dalla famiglia stessa. Il matrimonio è giuridicamente un contratto, quindi chi
si sposa firma un contratto, ne accetta le clausole e si assume la
responsabilità di portarlo a buon fine. Il mancato rispetto delle clausole di
questo contratto comporta, come per ogni contratto, delle conseguenze. Non è
possibile equiparare un’unione di fatto con il matrimonio perché manca il
contratto, ossia manca l’assunzione di responsabilità e la sottoscrizione delle
clausole di salvaguardia per ambo le parti.
Quindi è ingiusto che chi sottoscriva un contratto
matrimoniale abbia gli stessi diritti di chi non abbia assunto le stesse responsabilità,
non assumendosi anche i doveri, oltre a i suddetti diritti. Credo che, su
questo, con un po’ di bicarbonato di sodio possiamo anche essere tutti d’accordo.
La soluzione, quindi, quale sarebbe? È talmente semplice che, appunto, pare
stupido dirlo: basterebbe consentire la stipula del contratto matrimoniale a
tutti coloro che vogliano assumersi tale responsabilità. Coppie non
tradizionali dovrebbero poter legalizzare la loro unione semplicemente
sottoscrivendo lo stesso contratto che sottoscrivono le coppie cosiddette
tradizionali, e in questo modo assumerebbero i diritti e i doveri stessi di
ogni famiglia intesa come sancita dal vincolo matrimoniale. Chi liberamente
sceglie di non sottoscrivere tale contratto, ovviamente, non assumendosi gli
obblighi che ne derivano, non potrà pretendere di averne i conseguenti diritti.
In tutto questo ragionamento non c’entra nulla la religione,
non c’entra l’omofobia, non c’entra l’essere fascisti o retrogradi. È solo una
questione di logica e buon senso, quella logica e quel buon senso che sempre, o
quasi sempre, mancano quando ci scanniamo per nulla.
Luca Craia