Posso solo immaginare quello che hanno
pensato coloro che avevano programmato una gita a Castelluccio, domenica scorsa
e, arrivati a Castelsantangelo, hanno trovato la strada chiusa da quel cancello
rosso, nonostante gli annunci circa la riapertura festiva della strada che
collega le due località così duramente colpite da terremoto del 2016. Posso
immaginare la frustrazione, ma anche la rabbia, per il tempo perso, per non
avere la possibilità di passare una bella domenica immersi nella natura, per
non avere la possibilità di farlo e, nel contempo, essere solidali con un
territorio che ha estremamente bisogno di ripartire anche e soprattutto tramite
il turismo.
Quella gente bloccata davanti al cancello,
come abbiamo visto sui notiziari che ne hanno parlato, è il simbolo di come
stanno andando le cose, anzi, di come non stanno andando. Quel cancello chiuso
rappresenta le tante chiusure che tengono ferma la ricostruzione, che non fanno
tornare a vivere quei paesini, quelle terre bellissime e sfortunate. Chiusure
mentali, chiusure politiche, volontà precise di desertificare, di far morire, e
incapacità di reagire, di proporre, di imporsi.
Non è accettabile quanto accaduto
domenica, non può avere una spiegazione, una motivazione, una ragione. Quel
cancello che non si è aperto come promesso non ha giustificazioni, l’annuncio
che ha richiamato tanti turisti per poi deluderli sul posto è gravissimo e
testimonia come non ci sia volontà di far rinascere da parte delle istituzioni
esterne e la capacità di rinascere da parte di quelle locali. Non è solo una
strada chiusa, è una storia senza futuro, l’ennesima dimostrazione di come non
si voglia far risorgere e come non si sia capaci di risorgere.
Luca
Craia