Marco Castoldi è sicuramente geniale.
Il suo genio, però, ce lo ha fatto conoscere come Morgan. Musicista eclettico,
polistrumentista virtuoso, dotato di grandi spunti intellettuali (quando è
lucido, ma anche quando non lo è) e di una solida base culturale, non solo musicale.
Morgan ha sempre vissuto di eccessi, e questi eccessi lo hanno portato a un
matrimonio con una persona eccessiva quanto lui se non di più, e a tutti i guai
che ne sono conseguiti, ultimo la perdita della sua abitazione, pignorata perché
non pagava gli alimenti alla moglie miliardaria.
Un sacco di clamore per lo sfratto di
Castoldi, con la stampa italiana pronta a eleggerlo a paladino della giustizia
contro non si sa bene quale ingiustizia. Perché, vedete, questo ennesimo
paladino degli ideali progressisti e umanitari, potrebbe essere anch’egli
miliardario, ma non lo è perché i soldi deve esserseli bruciati tutti, come non
lo so, anche se posso immaginarlo. Si definisce l’ultimo bohemien in un paese
di burocrati, e forse ha ragione. Solo che un bohemien non ha nulla di eroico,
non conduce nessuna battaglia come invece ritiene di fare Marchetto nostro.
La boheme è uno stile di vita, un modo di
essere artisti a tutto tondo, anche nei piccoli gesti, una scelta di povertà
volontaria, di dedizione a sistemi di estraniazione, al sesso. Tutto questo è
molto artistico ma sicuramente non eroico.
Vogliono farci vedere in Morgan una vittima
della società, un eroe anticonformista dell’intellettualismo di sinistra, e ci
sta tutto meno che l’eroe. Morgan incarna in un certo modo una parte del mondo
culturale che gravita intorno alla sinistra, una parte dedita all’arte ma anche
al vizio. Badate bene, non lo sto condannando, ci mancherebbe. Dico solo che
non dovrebbero darcelo come esempio.
Invece è in televisione costantemente,
e sui giornali non si è persa l’occasione di farcelo vedere nel suo momento intimamente
più basso degli ultimi periodi, quando lo hanno cacciato di casa. Gli auguro
ogni bene, ma non mi commuovo, né vedo in tutto ciò qualcosa di eroico. Morgan
vive delle sue scelte e delle sue scelte è vittima. Tutto questo non lo fa
paladino di niente, nemmeno di se stesso. Cerchiamo di essere chiari almeno su
questo.
Luca
Craia