Gino Bartali,
in grande campione del ciclismo italiano, un mito dello sport di casa nostra
per le sue immense imprese sportive e per la nota rivalità agonistica, che
faceva da contrappeso all’amicizia e al rispetto personale, con l’altro
campione dell’epoca, Fausto Coppi. Ma Ginaccio non era soltanto un campione di
sport, era un campione di umanità. Solo che la sua nobiltà d’animo ci ha fatto
scoprire questo suo lato solo da poco tempo, anche e soprattutto all’impegno
che la nipote, Gioia Bartali, ha profuso per far conoscere questo aspetto
importante di suo nonno.
Bartali,
durante l’ultima guerra mondiale, quando lo sport era fermo a causa del conflitto,
salvò ottocento italiani di religione ebraica dalle deportazioni. Lo fece
rischiando la propria vita, percorrendo migliaia di chilometri in bicicletta
per portare documenti falsi da Assisi, dove venivano stampati da una tipografia
clandestina, a Firenze, dove il vescovo li distribuiva agli ebrei evitando loro
di finire nei lager nazisti. Se il campione toscano fosse stato scoperto, molto
probabilmente sarebbe stato condannato a morte. Ma Bartali non si curò della
sua vita e mise a disposizione il suo talento per salvare vite umane.
Una storia
rimasta sconosciuta fino a poco tempo fa, quando il figlio Andrea, con cui si
era confidato, la raccontò pubblicamente. Da allora la figlia di Andrea, Gioia
Bartali, sta raccontando questa bella fiaba vera ogni volta le viene data la
possibilità. Una bella fiaba vera, dicevo, di quelle di cui abbiamo tanto bisogno
in questo tempo di barbari e di cattiverie equamente distribuite.
Così la figura
del Gino Bartali campione di umanità è diventata nota, tanto nota da essere una
traccia dell’esame di maturità del 2019. Il titolo “Gino Bartali, tra sport e
storia”. Non è una cosa di poco conto: una traccia del tema di italiano alla
maturità è sempre un argomento che dovrebbe essere culturalmente assimilato,
acquisito nella coscienza culturale del nostro popolo. Ecco, quindi, la figura
di Gino Bartali sportivo ma anche uomo coraggioso, giusto ed eroico, assume
piena dignità storica anche grazie a questo episodio.
Ne sono felice
per la mia concittadina, Gioia Bartali, per il suo impegno e l’amore per questo
nonno importante, ma sono molto più felice per il messaggio che, dal racconto
delle gesta di Bartali, arriva fino ai giovani maturandi, un messaggio di
grande umanità, di giustizia, un esempio di come il coraggio di scegliere la
cosa giusta, piuttosto che quella facile e comoda, faccia la differenza tra l’uomo
comune e l’uomo speciale. Aspiriamo a diventare uomini speciali.
Luca Craia