Chi è più fascista? Chi pesta a sangue
due ragazzini perché portano una maglietta bordò o chi tira un razzo di
segnalazione sotto un gazebo pieno di gente? Sono più fascisti quelli di destra
o quelli di sinistra? C’è qualcuno che
ha il diritto di usare la violenza per sostenere le proprie idee contro quelle
di qualcun altro? Nel dibattito sui social tra le opposte fazioni sembrerebbe
che la disputa sia questa, ossia se qualcuno abbia più diritto degli altri di manifestare
il proprio pensiero, sottolineando che la controparte è fascista a prescindere.
L’Italia è un Paese democratico, con
una Costituzione tra le migliori al mondo. Vero è che il nostro sistema ha
enormi difetti che, col passare del tempo, non migliorano, anzi, tendono a
incancrenirsi. Ma i meccanismi costituzionali e le garanzie di democrazia
funzionano. Un partito rappresentato il Parlamento è, per il fatto stesso che è
rappresentato istituzionalmente, quindi attraverso il sistema democratico,
democratico esso stesso e tale va considerato. Accusare un movimento o un
partito di antidemocraticità solo perché promuove idee opposte alle nostre è di
per sé antidemocratico.
Quando poi queste accuse si trasformano
in violenza, siamo di fronte a squadrismo puro, al fascismo propriamente detto,
alla reale antidemocraticità. Questo vale sia per la destra che per la
sinistra. Ma accusarsi vicendevolmente di fascismo non risolve il problema.
Deve invece sorgere spontaneo un moto di repulsione e di condanna per episodi
di violenza politica, anche nei confronti di chi li compie in nome della nostra
stessa idea. Continuare lo scambio di accuse senza fare autocritica e senza
condannare la violenza in sé, è estremamente pericoloso perché legittima la
violenza, anche quella della parte opposta.
Luca
Craia