“Qui si tratta
di un avviso di garanzia (nei confronti del dirigente Alessandro Marini, non di
Ceriscioli, ben inteso. Marini è stato nominato da Ceriscioli. ndr) che avrà il
suo percorso giudiziario. Noi l'abbiamo fatto rispettando il lavoro dei
magistrati perché hanno elementi che noi non possiamo conoscere, quindi
sicuramente agiscono in scienza e coscienza”.
Così replica il Presidente della
Regione Marche alla notizia della mozione di sfiducia, presentata per chiedere
le sue dimissioni da nove Consiglieri di opposizione: Marzia Malaigia, Sandro
Zaffiri e Luigi Zura Puntaroni della Lega, Peppino Giorgini, Gianni Maggi, Romina
Pergolesi e Piergiorgio Fabbri del Movimento 5 Stelle, Elena Leonardi di
Fratelli d’Italia e Jessica Marcozzi di Forza Italia. La mozione parte dall’inchiesta
che sta investendo il comparto sanità delle Marche, punto di forza della
politica del Presidente pesarese.
Minimizza,
Ceriscioli, come è d’uso fare, ormai, in politica, specie dalle parti del suo
partito: “A me sembra una scelta politica, quella di voler ingigantire questo
fatto a tutti i costi e, come dicevo, di scarsissima coerenza: applicassero
questi principi dove governano”. La coerenza dovrebbe anche essere la sua e del
suo partito, in prima linea, per esempio, per chiedere la testa di Salvini a
seguito dell’inchiesta sui fondi russi.
Sono lontani i
tempi in cui, per un adombrato sospetto o per una responsabilità politica, la gente si dimetteva senza bisogno di
mozioni. Oggi si minimizza. Che sarà mai?
Luca Craia