Con Simone Perticarini. |
Era il 2011 quando, con una stretta di
mano, siglai l’accordo con Massimo Spagnoli, responsabile del Gruppo Speleo del
CAI di Fermo, e con Simone Perticarini de Il Labirinto, per effettuare insieme ad Arkeo le esplorazioni degli ipogei
montegranaresi.
Da allora partì una serie di ispezioni
sotterranee alla rete ipogea di Montegranaro che portò alla stesura di un primo
resoconto, pubblicato nel 2015. In realtà il programma prevedeva la mappatura
dell’intera rete ipogea divisa in due step ma, a causa degli eventi sismici del
2016, la seconda parte del progetto è rimasta ferma.
Al momento, infatti, non esistono le
condizioni minime di sicurezza per calarsi di nuovo nel sottosuolo, ma stiamo
ragionando con gli amici del CAI per riprogrammare la nuova serie di esplorazioni.
La rete ipogea montegranarese è molto
complessa e interessa la quasi totalità del centro storico, nonché alcune aree
attigue, come piazza San Serafino. Molto estesa in origine, attualmente risulta
interrotta in più punti a causa di crolli o di tombamenti volontari.
La prima fase di esplorazione e
mappatura ci ha consentito di ritrovare reperti e tracce importanti della
storia antica di Montegranaro, partendo dalla grande cavità sottostante piazza
Mazzini, che interessa gran parte degli edifici di superficie e che si estende
attualmente da palazzo Francescani in direzione sud-est, verso corso Matteotti,
oppure dell’ipogeo della torre, a cui si accede dalla base di un antico
torrione di guardia ora trasformato in abitazione e difficilmente
identificabile con il manufatto originale.
Abbiamo ritrovato neviere, pozzi,
nicchie e segni religiosi, nonché la via di accesso a una cappella appartenente
all’antica chiesa del SS.Salvatore a cui, presumibilmente, siamo stati i primi
ad accedere da secoli.
Mancano all’appello ancora diverse
cavità di cui siamo a conoscenza ma che erano programmate per la seconda parte
del lavoro oppure che non è stato possibile esplorare. Per esempio, la “grotte
del priore” era inaccessibile, quando cercammo di mapparla, in quanto
completamente allagata, ma ora è stata asciugata ed è quindi accessibile.
Oppure l’altro grande ipogeo di piazza
Mazzini, quello insistente in prossimità di palazzo Zeno-Luciani e che, secondo
rilievi georadar, dovrebbe contenere una grande vasca di travertino di antichissima
origine. È quindi urgente completare il
lavoro iniziato nel 2011. Ci auguriamo di trovare il modo e le risorse per
ripartire quanto prima.
Luca
Craia