Ora che Mario Iadonato è finalmente tornato a casa,
dopo due settimane di ospedale, dopo aver subito due interventi chirurgici,
dopo aver sofferto tantissimo (e ancora sta provando dolore), possiamo
ragionare forse con più serenità, per quanto possibile su quanto accaduto.
Mario tornerà presto sulla strada, a garantire la nostra sicurezza come ha
sempre fatto, fino a prendersi una coltellata e rischiare di essere ucciso da
una persona che evidentemente voleva uccidere. Ma cosa troverà, Iadonato,
quando rimetterà la divisa e ricomincerà il suo lavoro di uomo di legge?
Non troverà l’uomo che lo voleva uccidere, perché
quell’uomo, vivadio, è in prigione e speriamo che ci resti a lungo. Ma troverà
una situazione in cui un tutore dell’ordine che arresta un delinquente può
essere minacciato e può subire la vendetta di delinquenti che, dopo pochi
giorni dall’arresto, vengono rimessi tranquillamente in libertà. Troverà la
difficoltà di garantire sicurezza con mezzi limitati e con la paura di finire
sotto accusa perché la legge, a volte, sembra tutelare più i delinquenti che
chi li arresta, come ben ricordiamo dai fatti di un paio di anni fa a Monte San
Giusto. Troverà una società che troppo spesso giustifica e copre comportamenti
criminali ed è pronta a giudicare un tutore dell’ordine se, nell’adempimento
del proprio dovere, ha la sventura di dover usare la violenza per difendere e
difendersi.
Però questo fatto potrebbe aver cambiato qualcosa, e
io spero che lo abbia fatto. Potrebbe aver cambiato l’atteggiamento di tanti
stranieri, portandoli a essere i primi a emarginare, espellere e denunciare chi
di loro delinque, perché sono proprio gli stranieri onesti i primi a subire le
conseguenze negative del comportamento di quella minoranza di stranieri che
delinque. Potrebbe aver migliorato la collaborazione tra istituzioni a livello
cittadino, eliminando le strumentalizzazioni politiche, le posizioni
ideologiche e le minimizzazioni di convenienza. Potrebbe aver ridato voglia ai
Montegranaresi di riappropriarsi dei propri spazi, trascurati, abbandonati
all’incuria e al degrado e, di conseguenza, diventati luoghi dove la
criminalità prospera.
Rendere un paese sicuro è compito delle istituzioni,
delle forze dell’ordine ma anche dei cittadini. Un paese vivo, vivace, dove i
cittadini fanno pulsare ogni strada, ogni spazio, ogni luogo, è un paese più
sicuro, perché il male ha meno spazio. I primi a pulire la città devono essere
i cittadini stessi, espellendo dal consesso sociale chi non vi appartiene, chi
lo danneggia, chi diventa un cancro per la comunità.
Vorrei citare le parole di Giuseppe Iadonato, il
figlio del carabiniere ferito. Giuseppe, sul suo profilo Facebook, ha
pubblicato un bellissimo post in cui perdona il criminale che ha fatto male a
suo padre e alla sua famiglia, ma fa dei distinguo importanti. La frase che
vorrei citare credo che possiamo dirla tutti insieme, a Montegranaro, perché
questo fatto non ha ferito solo Mario e la sua famiglia, ma ha ferito l’intera
comunità.
“Ti voglio ringraziare” dice Giuseppe rivolto al
delinquente, “grazie perché, da oggi, avrò occhi nuovi per osservare meglio gli
altri: Italiani o stranieri che siano... Avrò occhi nuovi per guardarmi alle
spalle, guardare alle spalle dei miei cari e delle persone a cui voglio bene,
affinché nessuno possa farci del male, come hai saputo fare tu”. Ecco,
guardiamoci le spalle l’un l’altro, Italiani e stranieri, tutti i facenti parte
di questa comunità. Creiamo insieme la nostra sicurezza.
Luca Craia