Da anni chiedo a gran voce da queste
pagine, anche facendomi portavoce di diversi automobilisti che quotidianamente
percorrono quel tratto di strada, che l’impianto semaforico tra la Mezzina e la
Provinciale Montegranarese-Elpidiense venga sostituito da una rotatoria. La
richiesta deriva dal fatto che l’incrocio è estremamente pericoloso, tanto che
vi si sono verificati numerosissimi incidenti, alcuni dei quali mortali. Ad
aggravare la situazione c’è il fatto che l’impianto semaforico in questione
spesso non è funzionante, quindi attraversare la Mezzina diventa un autentico
azzardo.
La risposta che è sempre stata data
dalla Provincia di Fermo, ente proprietario di entrambe le strade, è che non ci
sono soldi, che una rotonda, per quanto auspicabile, non è realizzabile perché i
costi sono alti e la Provincia, come è noto, non ha più le facoltà economiche
di un tempo. Una risposta poco convincente, in verità, perché ridurre il
rischio per la vita umana a una questione di soldi è davvero avvilente e,
almeno nelle mie convinzioni, la Provincia, parte dello Stato, e i politici che
la amministrano dovrebbero fare di tutto e di più per scongiurare ogni pericolo
per i cittadini, anziché trincerarsi dietro un autoassolutorio “non ci sono
soldi”.
Quando poi scopri che è stato
installato, sempre sullo stesso incrocio, un sistema di controllo delle
infrazioni semaforiche tipo T-Red, di quelli che ti fanno la multa anche se
passi con il giallo (stile Porto San Giorgio, per capirsi) allora ti cascano le
braccia. Per carità, anche sanzionare e reprimere i comportamenti pericolosi è
importante, ma certamente non è la soluzione definitiva, mentre una rotatoria
diminuirebbe drasticamente il numero e la gravità degli incidenti, come è
statisticamente provato. E un impianto di videosorveglianza di quel genere non
credo sia costato poco, certamente meno di una rotatoria. Ma una rotatoria
salva le vite, il T-Red no. Probabilmente si preferisce incassare le multe
piuttosto che proteggere la vita della gente. Questione di scelte, di priorità.
Luca
Craia