La notizia di oggi circa il crollo
demografico in atto in Italia lascia spazio a riflessioni tutt’altro che
tranquillizzanti. Ci dice l’ISTAT che le nascite in Italia sono crollate del 4%,
raggiungendo livelli mai visti fin dal 1861, ossia l’anno dell’unità nazionale.
È la prima volta che l’indice demografico segna una fase di declino e questo
avviene in un momento particolare, in cui una parte della politica vede con
preoccupazione la costante crescita della presenza straniera mentre l’altra la
vorrebbe favorire in ogni modo. È evidente che, di questo passo, aumentando gli
stranieri e non nascendo più Italiani, si andrebbe verso una sostituzione degli
stessi sul suolo nazionale. Lo dico senza mezzi termini, rischiano le consuete
accuse di razzismo. Però, di questo passo, ci estingueremo lasciando spazio a
nuove etnie.
Il sospetto che ci sia un disegno
dietro, certamente non nostro ma assecondato da una parte politica italiana,
che chiamata per nome sarebbe la sinistra, è abbastanza automatico. In effetti,
le politiche degli ultimi anni, diciamo dopo “Tangentopoli” per fissare un
limite, sono andate nell’unica direzione di impoverire gli Italiani, complice
la crisi mondiale successiva al 2001. Non abbiamo visto misure concrete per
sostenere la famiglia tradizionale, quella che procrea, tanto per essere
chiari, mentre c’è uno sforzo abnorme per difendere e promuovere i flussi
migratori. Ovviamente sto semplificando, ma se la matematica non è un’opinione,
i numeri non mentono. Quando inneggiamo alle capitane come eroine moderne,
pensiamo anche a queste cose.
Luca
Craia