Gli hanno dato due mesi di galera, più
una multa di 7.500 Euro, per essersi costruito una specie di capanna per vivere
in attesa che partisse la ricostruzione che, ricordiamolo, a parte le
resurrezioni musicali e un sacco di nastri tagliati, a distanza di tre anni dal
terremoto non è partita proprio per niente. Però le leggi vanno rispettate,
sissignore, per cui il terremotato di Acquasanta è stato condannato e, se il giudice
poteva essere clemente, utilizzando la nota discrezionalità, clemente non è
stato per niente.
L’uomo, in realtà gli uomini, visto che
si tratta di padre e figlio, stava tentando di costruirsi una specie di
abitazione, sopraelevando un capanno rurale esistente. Immaginiamo facilmente
che abuso edilizio abnorme che ne sarebbe venuto fuori. Fatto sta che, Nonna
Peppina insegna, non si può fare. Sono intervenuti solerti tecnici comunali,
che evidentemente hanno poco da fare e possono dedicarsi a queste cose, e sono
scattate le denunce. Intanto il padre, anziano, è morto e a prendersi il
processo c’è rimasto solo il figlio. Se dico che, nella morte dell’anziano,
forse c’entra anche il dispiacere per questa brutta storia, oltre che per aver
perso tutto, almeno a Fiastra mi darebbero dello sciacallo, per cui non lo
dirò.
Fatto sta che la legge, col terremotato
di Acquasanta, è stata implacabile. Più o meno come con la Capitana della Sea
Watch, che dovrà pagare per essersene fregata delle nostre norme e per aver
quasi ammazzato qualche finanziere. Ma attenzione… mi dicono dalla regia che
non pagherà. Strano…
Luca
Craia