I controlli ci sono, le Forze dell’Ordine
stanno facendo un enorme lavoro di prevenzione contro la guida in stato di
alterazione, ma non è pensabile che possano controllare tutti. C’è anche un
enorme sforzo per contrastare la diffusione degli stupefacenti, e ne troviamo
testimonianza quasi ogni giorno sulle cronache, con notizie di arresti e
sequestri. Ma anche questo non è sufficiente. Purtroppo il problema delle cosiddette “stragi
del sabato sera” non è esclusivamente risolvibile con la repressione, perché è
un problema culturale, e va risolto alla radice.
La cultura dello sballo è indotta, non è
venuta da sola, è stata imposta. È stata imposta prevalentemente dgli orari di
apertura dei locali, che rimangono attivi fino a ben più tardi dell’alba. È stata
indotta con messaggi diretti alle nuove generazioni, in cui si fa credere che,
senza alterare la propria percezione, non c’è divertimento. È stata indotta dallo
strisciante lassismo che classifica le droghe tra buone e cattive, generando
dubbi e autoassoluzioni tra i giovani.
Ecco, il problema è complesso è va risolto
correggendo questi enormi errori culturali ed educazionali: la droga è droga, anche
se una fa più male e una meno male. E drogarsi è sbagliato, punto, come è
sbagliato ubriacarsi. Non esistono droghe meno droghe, esistono droghe e basta
e, se per divertirsi serve drogarsi e alterare il proprio stato psicofisico, si
ha un problema, non è normale, non può essere giudicato normale.
Un tempo il drogato era un emarginato e,
quindi, un esempio da non seguire. Questo comportava conseguenze negative per
il drogato, ma limitava il danno sociale. Oggi drogarsi è accettato, persino da
una certa classe dirigente, per cui scatta il meccanismo dell’emulazione, del
comportamento sociale non soltanto ammesso ma addirittura richiesto.
Da non sottovalutare la questione degli
orari. In effetti si dovrebbe parlare più di “stragi della domenica mattina”
che del sabato sera, in quanto la maggior parte degli incidenti capitano la
mattina presto, dopo una notte estrema. Oltre agli effetti dell’eventuale uso
di sostanze psicotrope, in questo caso entra in gioco il fattore stanchezza, il
fisico cede, non si hanno più le piene facoltà. È quindi importante limitare
gli orari, non soltanto imponendo la chiusura dei locali, che comunque va
pretesa entro una determinata ora, ma educando i giovani a una cultura del
divertimento più sana e più normale, giudicando non normale il doversi
divertire fino a oltre l’alba.
Luca Craia