Ragazzini che rapinano, causano stragi
nelle discoteche, assaltano chalet di notte, distruggono stabilimenti balneari,
abusano dei più deboli; quante notizie di cronaca hanno per protagonisti
giovani e giovanissimi? Non penso solo alla gang che ha causato la strage di
Corinaldo o ai loro “colleghi” che, col medesimo sistema, hanno innescato
quella di Torino. Penso alle notti in riviera coi gestori degli chalet
terrorizzati da bande di ragazzini che distruggono tutto e, alle quali, non
puoi fare nulla. Penso ai ragazzi ubriachi e alterati che passano le notti
schiamazzando in strada. E penso alle loro famiglie.
L’essere giovane comporta l’eccesso, ci
siamo passati tutti. La giovinezza ha in sé la finta consapevolezza dell’imbattibilità,
dell’onnipotenza. Finta, perché poi, dopo pochi anni, ci si rende conto che si
è tutt’altro che imbattibili, tutt’altro che onnipotenti. A contenere questo
impeto giovanile dovrebbero esserci gli adulti. Ecco, io non li vedo. Non vedo
più le famiglie a svolgere il loro ruolo di argine, di controllo, di indirizzo.
Vedo genitori che portano i figli alle
serate di personaggi a dir poco equivoci, che lanciano messaggi spaventosi e
indicano percorsi che un genitore dovrebbe aborrire. Vedo genitori sempre
pronti a proteggere, in maniera cieca e assoluta, genitori incapaci di
contrastare e correggere l’errore. Ho visto genitori scagliarsi contro gli
insegnanti, contro altri adulti che indicano un comportamento errato nei figli.
Sono genitori che hanno abdicato al loro ruolo di educatori, ruolo
difficilissimo e faticosissimo, per assurgere a quello molto più comodo di
amico dei figli, senza conflitti da affrontare, senza problemi da risolvere. Ma
i figli non hanno bisogno di altri amici, hanno bisogno di guide, punti di
riferimento, di qualcuno che sappia dire no, che sappia avere la forza di
riportarli sulla strada giusta quando deviano. Non che vada con loro su quella
sbagliata.
Luca
Craia