Ascoltare il Vox Poetica Ensemble non è
soltanto titillarsi con musica bellissima, inconsueta e straordinariamente
eseguita da una perfetta sincronia di voci, solitamente accompagnate da
finissimi solisti; il progetto, portato avanti dal maestro Giulio Fratini, non
è solo una corale maestosa e pressochè perfetta, ma è anche un lavoro
meticoloso di ricerca storica, tra archivi polverosi e reperti antichi, per
ricostruire la musica che si suonava a Fermo tra il XVI e il XIII secolo.
Fermo era allora città di grande
importanza, specie dopo l’ottenimento dell’arcivescovado. Per questo, i
migliori musicisti sacri dell’epoca frequentavano, se non risiedevano in città,
per offrire le loro composizioni durante i riti cattolici, in particolar modo
nella Cattedrale e nella chiesa di San Filippo. Tra questi eminenti maestri
vale la pena ricordare Gregorio Allegri, che tenne la cappella musicale della
Cattedrale dal 1607 al 1627, ma anche Girolamo Vespa, Giovanni Pierluigi da Palestrina,
Antonio Gaetano Pampani, Ortensio Polidori, Giovanni Battista Mastini e Carlo
Antonio Cristiani, tutti compositori che hanno lasciato ampia traccia della
loro opera a Fermo e che Giulio Fratini sta gradualmente riportando alla luce e
al suono, eseguendone il repertorio proprio con il Vox Poetica Ensemble.
Ho avuto il piacere di ascoltare l’esecuzione
di un concerto basato su musiche dei suddetti autori, nella mirabolante cornice
della Basilica di Santa Maria della Misericordia in Sant’Elpidio a Mare, in cui
il gruppo è stato sostenuto dal mio amico, il maestro Lorenzo Antinori all’organo, da Danilo Tamburo al cornetto e Andrea Piergentili al trombone rinascimentale.
È qualcosa di stupefacente poter ascoltare musiche composte da oltre tre secoli
ed eseguite in maniera presumibilmente identica a quella dell’epoca. Ma la cosa
ancor più stupefacente è sapere che quelle musiche sono nate e venivano eseguite
nella nostra terra. Questo è un valore aggiunto, perché contribuisce a
ricostruire un momento storico preciso in cui la musica sacra era elemento
culturale diffuso e popolare e faceva parte della quotidianità dell’epoca.
Un plauso, quindi, al maestro e ai
coristi, ma soprattutto al progetto che va incoraggiato e sostenuto perché di
valore assoluto e altissimo sia da un punto di vista culturale in genere che
per quello che riguarda le Marche e il Fermano in particolare, la cui storia è purtroppo
ancora poco nota e approfondita.
Luca
Craia