Per quanto la cosa, a una persona
dotata di un intelletto medio, sembrerebbe lapalissiana, ci sono voluti oltre ottant’anni
per stabilire, da parte dell’Europa, che non ci sono differenze nell’orrore
generato dalla politica. Con la risoluzione del 19 settembre scorso, il
Parlamento Europeo stabilisce che sono da considerarsi criminali i regimi fascisti
quanto i regimi comunisti che hanno agito in Europa. In sostanza, se Hitler è
riconosciuto universalmente, fatto salvo qualche demente che ancora passeggia
al passo dell’oca, se il fascismo
nostrano, almeno sulla carta, è indifendibile e farlo sarebbe, sempre sulla
carta, reato di apologia, anche il comunismo sovietico non è da meno.
Finalmente, quindi, si stabilisce che anche il comunismo storico è stato un
crimine.
È un’autentica rivoluzione culturale, perché
da troppi anni la sinistra vive di una presunta superiorità volutamente
dimentica dei crimini commessi in nome dell’ideologia marxista. E, benchè ormai
il marxismo sia stato di fatto abbandonato da gran parte dei movimenti politici
sedicenti di sinistra, il riconoscimento delle nefandezze commesse da Stalin e
compagnia chiarisce che, gli estremismi, sostanzialmente sono tutti uguali.
Vedere scritto nero su bianco che il nazismo
e il comunismo sono entrambi crimini della stessa natura è un momento storico
da celebrare, sia perché riequilibra il quadro delle discussioni sterili ideologiche,
sia perché ribadisce, in un colpo solo, che l’idea stessa di totalitarismo è
disumana, e non c’è giustificazione alcuna né a destra né a sinistra, né sopra né
sotto. Cambierà poco, perché le teste di chi marcia al passo dell’oca e di chi
ancora si chiama compagno, di chi va a Predappio a piedi e di chi manifesta col
pugno chiuso non cambiano certo da oggi a domani. Ma almeno lo abbiamo scritto.
Poco non è.
Luca
Craia