A me, che non sono tifoso o, meglio,
sono un ex tifoso nostalgico, piace molto l’atteggiamento di questa Sutor rinata.
Nella grinta, nella voglia di vincere, nel bell’agonismo che si vede negli
occhi e nei gesti appassionati di questi ragazzi si legge anche una grande
umiltà e consapevolezza, forse quella che è mancata in passato.
La Sutor attuale è una squadra a misura
di paese, del nostro paese, un paese di 13.000 abitanti, un paese fatto di
gente laboriosa, ingegnosa, capace, ma pur sempre un paese, non una grande
città. Sto vedendo questo paese che torna a stringersi intorno alla squadra
storica con un calore che va oltre il tifo: vedo affetto, senso di
appartenenza, condivisione di una passione. E questo fa un gran bene a una
comunità così sfilacciata, divisa su tutto, troppo spesso conflittuale anche
nelle piccole cose.
Credo che questo collante mancasse da
troppo tempo. Probabilmente abbiamo rincorso mete troppo lontane, e qualcuno
sembra le stia ancora rincorrendo cavalcando sogni troppo dispendiosi e
impegnativi per la nostra cittadina. Invece Montegranaro ha bisogno di motivi
per sentirsi unita, per tornare comunità. Lo sport è un elemento di coesione
importante, quando interpreta sentimenti positivi, quando si pone obiettivi
comuni alla giusta altezza, quando osa ma non eccede. Io vedo tutto questo
nella Sutor, e mi auguro che sia così in futuro, che Montegranaro abbia
ritrovato la sua Sutor, quella che la domenica mattina riempiva il palasport
storico di gente appassionata, quella che incarnava al meglio lo spirito di un
paese forte, combattivo ma soprattutto concreto.
(Mi sono permesso di “rubare” una foto
dalla pagina Facebook ufficiale della Sutor. Spero non me ne vogliano)
Luca
Craia