Abbattere il cuneo fiscale. Detto così pare una cosa
epica, eroica, ti pare di vedere il ministro delle finanze con la daga in una
mano, il clipeo nell’altra, l’elmo e, visto che ci siamo, mettiamogli pure il
mantello, e combattere contro le tasse cattive che uccidono la libera impresa
italiana. Per combattere lo scudo fiscale, uno dei provvedimenti presi dal
vecchio governo è stato quello di eliminare i terribili studi di settore, una
cosa di una iniquità inenarrabile il cui inventore deve essere stato l’uomo più
perfido della terra. Secondo gli studi di settore, infatti, guadagni o non
guadagni, devi comunque pagare le tasse per una cifra stabilita a priori, a
meno che tu non voglia che arrivi la finanza a farti il mazzo.
Considerati vessatori dalla maggior parte degli
imprenditori italiani, gli studi di settore diventano il primo avversario del
Ministro Tria, che annuncia urbi e torbi di averli eliminati. Sospiro di
sollievo degli autonomi italiani.
Oggi mi scrive il mio commercialista e mi dice quanto
segue:
“Buongiorno Luca, ti comunico che il Ministero delle Finanze ha sostituito i vecchi Studi
di Settore con il nuovo adempimento ISA (Indici Sintetici di Affidabilità) con
i quali si vuole verificare la normalità e la coerenza della gestione con
l'attribuzione di un punteggio da 1 a 10 ( una sorta di pagella) tenendo conto
dei dati degli studi di settori degli ultimi sette anni. L’Agenzia Entrate
mette a disposizione un file in formato xml con i dati degli anni pregressi che
bisogna scaricare sulla procedura per l’elaborazione della dichiarazione dei
redditi, integrarla con i nuovi dati del 2018, predisporre il calcolo e
allegarlo alla dichiarazione. Questo però comporta un adeguamento delle
procedure dei software e un ulteriore carico di adempimenti in sede di
elaborazione della dichiarazione dei redditi con conseguente aggravio di costi.
Purtroppo
sono costretto a richiedere una piccola quota per questo nuovo adempimento non
riuscendo più a contenere i costi nel compenso stabilito.
Grazie
Tria, grazie Conte, grazie Salvini e grazie all’Agenzia delle Entrate.
Luca
Craia