Sinceramente
non me l’aspettavo. Credevo che lo strapotere del PD che, notoriamente, si
infila in tutti i gangli dello Stato e della società civile, la sua politica
clientelare e lo stesso radicamento affettivo in terra umbra potessero ancora
arginare la spinta proveniente dal centro-destra. Sbagliavo e ne sono contento.
Una batosta incommensurabile, inimmaginabile, uno schiaffo potente all’arroganza
del Movimento 5 Stelle, moralizzatore da poltrona, e alla strafottenza piddina
che, dopo i disastri combinati proprio in Umbria, ancora aveva il coraggio di
accusare altri di malgoverno. Una sconfitta, quindi, meritata, motivata ma non
scontata. L’elettore umbro ha indicato chiaramente la volontà di cambiare ma,
soprattutto, di punire.
Ci saranno
conseguenze per il governo? Non credo, almeno non nel breve periodo. Nel medio
periodo, invece, probabilmente sì. Affermare che l’esito umbro rispecchi la
volontà degli Italiani non è completamente esatto: in Umbria sono accaduti
fatti gravissimi, che sicuramente hanno determinato l’esito delle urne più del
giudizio politico sull’alleanza che pure avrà sicuramente avuto il suo peso.
Certamente il gioco della propaganda verterà sulla richiesta di dimissioni del
governo a seguito del voto, ma le motivazioni non sono fondate.
Le conseguenze
probabilmente ci saranno, in un futuro piuttosto breve, perché è chiaro che l’alleanza
Pd-5 Stelle non paga, anzi, danneggia fortemente i due partiti. Già i Grillini
hanno cominciato a mettere le mani avanti. “Questa esperienza testimonia che
potremo davvero rappresentare la terza via solo guardando oltre i due poli
contrapposti”, scrivono sul famigerato blog, anticipando una riflessione per il
proseguo dell’esperienza di governo, anche se, poi, si afferma che “senza raggiungere il 51% imposto dalla legge
elettorale, abbiamo avuto bisogno necessariamente di trovare altre forze
politiche per governare”, continuando a giustificare la scelta che li ha
portati al misero 7% umbro. E, per rassicurare l’alleato: “continuiamo a
lavorare umilmente, rispettando gli impegni e mettendoci al servizio”. Tutto
sembra un preavviso di separazione. Zingaretti intanto tace, ma dal PD trapela
l’insofferenza per l’alleato e si inizia già a indicare come spiegazione alla
sconfitta la tensione che si è generata sulla manovra. Comincia a tirare una
brutta aria.
Intanto
Renzi gongola.
Luca Craia