L’onorevole marchigiano
Francesco Acquaroli (Fratelli d’Italia): “Un provvedimento tirato fuori all’improvviso
dal cappello del prestigiatore, senza la concertazione con i territori, che
propone qualche piccola soluzione ma non risolve i problemi reali della
ricostruzione”.
Comunicato integrale
“Quello
annunciato da Conte nei giorni scorsi, che sarà firmato dal Consiglio dei
Ministri domani, lunedì, se rimarrà quanto previsto nella bozza che circola in
questi giorni, sarà l’ennesimo provvedimento redatto senza ascoltare le reali
necessità del territorio terremotato, tirato fuori all’improvviso dal cappello di
un prestigiatore quasi come per magia – ha commentato il deputato Francesco
Acquaroli – Ed è proprio questo che il governo rossogiallo vuole creare nella
percezione delle popolazioni colpite dal sisma: un'illusione, l'illusione di
non essersi dimenticati di loro, di aver approvato in pochi giorni un decreto
ad hoc che verrà presentato in pompa magna domani, ma che in realtà è una
scatola vuota che, alla prova dei fatti, tolta qualche miglioria, non saprà
imprimere una svolta tanto attesa alla ricostruzione e non risolverà alcun
problema”.
Il governo
annuncerà di aver semplificato e velocizzato la ricostruzione dando ai tecnici
la possibilità di "Autocertificazione" dei progetti per poter far
partire subito i lavori. Forse non lo sanno, ma questo è già previsto per i
danni lievi (articolo 8 del decreto 189/2016). E quelli che hanno scelto ad
oggi di autocertificare i progetti, su tutto il cratere, si contano sulle dita
di una mano. Questo perché non esistono delle regole certe per il calcolo del
contributo di ricostruzione, poiché le ordinanze commissariali non sono chiare
e lasciano spazio a continue interpretazioni contraddittorie, molto è lasciato
alla discrezionalità degli istruttori che devono stabilire cosa sia ammesso a
contributo e cosa no. Quindi ben pochi professionisti si prenderanno il rischio
di iniziare i lavori a scatola chiusa, soprattutto per i danni gravi dove gli
importi sono maggiori, senza sapere fin da subito se l'entità del contributo
corrisponderà alla fine a quanto preventivato, con il rischio di un accollo
sulle spalle dei proprietari terremotati.
Discutibile,
poi, il modo nel quale il governo prevede di “sbloccare” il famoso “anticipo
del 50% delle parcelle dei tecnici”, che attende da un anno la formulazione di
una ordinanza apposita da parte del commissario. Secondo chi ha scritto questo
decreto, il tecnico progettista per avere l’anticipo dovrà dare delle garanzie,
sotto forma di fidejussione, e non è chiaro se gli oneri per la fidejussione
rientreranno tra le spese ammissibili a finanziamento e saranno scalati dal
contributo per la ricostruzione dell’immobile, e comunque tutto si rimanda alle
decisioni del commissario, un cane che si continua a mordere la coda.
Sarebbe bello
inoltre sapere perché oggi, dopo tre anni, con progettualità e cantieri già
avviati, si inserisca una norma che impone che le scuole, se prima del sisma
erano ubicate nei centri storici, dovranno essere ripristinate o ricostruite
nel medesimo sito, e che la destinazione urbanistica delle aree a ciò destinate
non può essere mutata. Un’altra assurdità dettata da chi non conosce
minimamente i territori sui quali andranno ad incidere questi provvedimenti.
Non da
ultimo, finalmente, sappiamo che fine farà la busta paga pesante. Il decreto
prevede la proroga della restituzione e lo scorporo delle rate, che si
inizieranno a pagare dal 15 gennaio, e stabilisce che gli adempimenti e i
pagamenti di ritenute fiscali, contributi previdenziali e assistenziali nonché
dei premi per l’assicurazione obbligatoria nei limiti del 50% degli importi
dovuti. Un provvedimento che potrebbe essere un aiuto alla popolazione, ma
rischia di fare la fine di quanto accaduto a L’Aquila, poiché questa norma è
già stata cassata dall’Unione Europa. Un altro specchietto per le allodole.