Non gli fanno pena quei corpi
imputriditi dall’acqua, quei bambini abbracciati alle madri in fondo al mare.
In realtà, non gli fanno pena, gli fanno comodo. Comodo per supportare la loro
stessa esistenza politica che, altrimenti, avrebbe davvero poco senso; comodo
per avere qualcosa su cui far leva per sollecitare le coscienze della gente,
una sollecitazione manipolante, opportunista, falsa come l’oro di Bologna. Perché
è più facile commuoversi davanti a un corpicino annegato piuttosto che
ragionare e capire che così non va, che non è questa, non può essere questa la
soluzione.
Con il nuovo governo italiano, la
situazione degli sbarchi ma, soprattutto, dei naufragi non è migliorata per
niente, tutt’altro. Ci sono morti in mare quasi ogni giorno, i centri di
accoglienza sono al collasso, il traffico di carne umana prospera. Un’importazione
di uomini destinati “a fare i lavori che gli Italiani non vogliono fare più”,
cioè raccogliere pomodori per quattro spiccioli e morire in un campo o dentro l’incendio
di una baracca fatta con gli avanzi di qualche generosissimo Italiano; lavori
che gli Italiani non vogliono fare più perché sottopagati, sfruttati,
pericolosi. Ma qualcuno li deve fare, qualcuno serve per tenere basso il costo
della manodopera, qualcuno serve per portare la droga anche a Macerata, per
creare tensione, quella tensione che tanto aiuta la politica a tenere buona la
mandria degli elettori.
Non funzionano le politiche del nuovo
governo sull’immigrazione. Non funzionano perché non ci sono. Non c’è un
progetto, non c’è un disegno, c’è solo un fiume di parole roboanti e ridondanti
per far passare da cattivo chi, invece, qualcosa vorrebbe farlo, magari
sbagliando, ma facendo qualcosa; parole per mettere in pace le coscienze, per
non pensare. Non pensare a quei corpicini in fondo al mare che, con politiche
diverse, non ci sarebbero, magari starebbero in un campo africano a giocare, in
una scuola africana che dovremmo costruire, ad aspettare il ritorno dei
genitori dal lavoro che dovremmo creargli.
Servono politiche importanti, non fuffa
come è stato fatto finora. Serve un progetto internazionale, mondiale, una
strategia di geopolitica che ridisegni il sud del mondo. Perché è l’unica
strada, difficile, impegnativa, ma l’unica che eviti che questa povera gente
muoia per il miraggio di un paradiso che non c’è, che rischi la vita per andare
all’inferno. Quella a cui stiamo assistendo oggi è una politica ipocrita, di un’ipocrisia
omicida. Una politica stragista.
Luca
Craia