Ci insegna un
sacco di cose, la storia di Peppina, l’anziana signora che, ricorderete, fu
sbattuta fuori di casa dalla burocrazia perché quella casa pareva fosse
abusiva. Se l’era fatta costruire di fianco alla sua casa vera, lesionata dal
terremoto, in una frazione di Fiastra, perché Peppina non voleva lasciare la
sua terra, non voleva essere deportata, come tanti suoi concittadini, al mare.
Dissero che non era giusto che lei avesse una casa abitabile mentre gli altri
no, che non era giusto che lei, potendoselo permettere, rimanesse a casa sua,
mentre altri dovevano andare altrove o rimediare in altro modo.
La storia di
Peppina ci insegna tante cose, dicevamo. Ci insegna, prima di tutto, che l’invidia
umana è spietata e implacabile. È per via dell’invidia e null’altro che Peppina
ha subito tutto quello che ha subito. Ci insegna, ma di quello forse non c’era
bisogno, che non bisogna fidarsi dei politici, che sono venuti in massa a farsi
i selfie con l’anziana signora, promettendo soluzioni come se piovesse. Alla
fine, l’unica soluzione è stata il fatto che Peppina avesse ragione.
Ci insegna che le
storie valgono finchè fanno notizia, poi può succedere qualsiasi cosa, ma sui
giornali non ci si va più, perché non interessa se hai da raccontare le tue
ragioni, o quanto tutto questo ti sta facendo male. La notizia funziona finchè
funziona. E poi ci insegna uno dei motivi per i quali la situazione è quella
che è, per quanto riguarda la ricostruzione. Va bene la burocrazia, i
lacciuoli, le norme contraddittorie, la politica che non decide o, meglio,
decide di non decidere perché va bene così com’è, va bene la finta solidarietà,
i progetti di desertificazione studiati da chissà chi e a quale livello.
Ma poi c’è la
divisione dei terremotati, lo scollamento, la mancanza di solidarietà tra chi
sta vivendo lo stesso dramma. Peppina ha subito cattiverie inverosimili prima
di tutto da chi, per primo, avrebbe dovuto dimostrargli solidarietà, anzi,
avrebbe dovuto schierarsi al suo fianco. Alla fine, la storia è finita bene:
nessun abuso, tutto regolare, aveva ragione lei. Ha sempre avuto ragione lei.
Ma ci sono voluti anni e un sacco di sofferenza. Una storia a lieto fine. Ma
triste.
Luca
Craia