1.260.000 bambini che vivono in
condizioni di povertà assoluta. In Nigeria? No, in Italia. Mentre la politica
si azzuffa su come salvare i bambini dei barconi, che certamente non possiamo
lasciare annegare, i nostri, di bambini, crescono in condizioni da terzo mondo.
Sono dati allarmanti, quelli diffusi da Save the Children, ma non allarmano la
politica, in tutt’altre faccende affaccendata. È triplicato il numero dei
bambini poveri, dal 2008 a oggi, e rappresentano il 12,5% di tutti i bambini
italiani. Non è roba da poco.
Ma non basta, perché poi ci sono i
bambini in condizioni di povertà relativa, quelli costretti ad abbandonare gli
studi, a non avere i mezzi per praticare attività sportive e culturali, a non
avere mezzi e modo di leggersi un libro. Questi sono 2.192.000, in netta
crescita anche loro rispetto al 1.168.000 del 2008. Il 14,5% degli adolescenti
lascia gli studi e il 47,3% non legge un libro a parte quelli scolastici.
Disastrosa anche la situazione degli
edifici scolastici: su 40.000 scuole, ce ne sono 21.000 senza certificato di
agibilità e 7000 in condizioni di grave vetustà. Mancano spazi di aggregazione
e per attività extrascolastiche. Non si investe un centesimo per le scuole, per
la sicurezza e per la qualità. Ma non si investe nemmeno per aiutare le
famiglie: gli aiuti sociali medi in un anno per l’area famiglia ammonta ad
appena 172 Euro. Insomma, viviamo in un Paese che non investe sulla famiglia e
sui minori. Stiamo crescendo generazioni di italiani con scarsissima istruzione
e altrettanto scarse prospettive per il futuro. Insomma, forse fanno bene gli
Italiani a non fare più figli, tanto ci sono quelli dei “nuovi Italiani” a cui
siamo ansiosi di dare la cittadinanza e parità di trattamenti, ossia niente.
Luca
Craia