Muoiono in mare,
muoiono a decine, centinaia. Muoiono nel miraggio di una vita nuova, di nuove
opportunità, di lavoro e benessere, di cose che, anche se alla fine non
moriranno e arriveranno in quello che sperano sia il luogo del loro futuro, non
avranno mai. È un meccanismo perverso, quello che sta portando tanta gente a
rischiare e, spesso, perdere la vita in questi viaggi-miraggi, un meccanismo
che pare sempre più parte di un disegno malefico che porta uomini ad
arricchirsi sulla morte e sulla sofferenza e la politica a modificare radicalmente
la società che conosciamo, il modello occidentale che si sta sbriciolando per
crisi economica, sociale, politica, di valori e, soprattutto, perché si vuole
sbriciolarlo.
A dire il vero, i
notiziari non ne parlano quasi più, di queste stragi in mare. Durante il regno
di Conte Primo sembrava che stesse annegando tutto il terzo mondo, oggi pare
non anneghi più nessuno. Invece la gente continua ad annegare, a morire. L’ANSA
parla di un possibile naufragio con 67 morti, ed è solo uno dei tanti. Ma
questi sono morti che contano meno, evidentemente, perché non servono più a
creare quel clamore che, un anno fa, serviva a scardinare l’alleanza
giallo-verde e a mandare a casa l’odiato Salvini. Ora che Salvini è a casa, ora
che le capitane speronatrici scrivono libri e che le navi delle Onlus possono
tranquillamente continuare la loro raccolta di disperati, alimentandone il
traffico, questi morti valgono meno, quasi niente.
Sei mesi fa c’era
una politica che voleva contrastare questo meccanismo perverso. Era una
politica che poteva essere giusta o sbagliata, condannabile, criticabile,
perfettibile, ma c’era. Si cercava di fermare il traffico di esseri umani, di
evitare che morissero per un miraggio e che, cosa non meno importante, che
venissero a sbriciolare il nostro modello sociale, la nostra economia, i
diritti acquisiti dei lavoratori, il valore dei salari, la sicurezza sociale. C’era
una politica, oggi non c’è più.
Oggi non si sta
facendo niente per fermare tutto questo. Non si sforzano neanche più di
raccontarci frottole, semplicemente fanno sparire le notizie, fanno finta che
non succeda più niente. Invece ancora succede che la gente muoia in mare, come
sei mesi fa, come un anno fa. Succede che ne siano tanti a morire, e ci sono
dei responsabili per tutto questo. Alcuni non li conosciamo, altri sì. Per
esempio, quelli che fanno finta che non stia succedendo niente, quelli che
hanno accantonato ogni politica di contrasto al fenomeno, quelli sono
responsabili tanto quanto quelli che, con questo fenomeno, lucrano e disegnano
il futuro dell’Europa.
Luca
Craia