Tra le tante
misure necessarie per rendere vivo un centro storico moribondo come quello di
Montegranaro, è chiaro ormai da tempo che sia necessario attirare gente che lo
frequenti e lo viva. Servono negozi, servizi, locali, ovviamente adatti e
rispettosi del contesto, ma anche iniziative, eventi, attrattive anch’esse
rispettose della cornice che le ospita. Se è vero che non fa affatto bene al
quartiere antico trasformarlo in discoteca per una settimana estiva, producendo
solo disagi per i pochi residenti rimasti, è altrettanto vero che, organizzare
eventi tagliati su misura, ragionati e opportunamente finanziati, può
contribuire a innescare un processo contrario al degrado attualmente in corso.
A Montegranaro,
nel centro storico non c’è nulla. C’è un bar solitario e temerario, che
meriterebbe il plauso di tutta la cittadinanza solo per il ruolo di presidio di
civiltà che si assume suo malgrado, Per il resto, il nulla. La domenica puoi
andare in giro nudo, come diceva mio nonno, che tanto non ti vede nessuno. Iniziative
non se ne prendono, eccetto qualche evento sporadico proposto dalle
associazioni, uniche promotrici di iniziative in grado di attrarre un po’ di
pubblico, e un cartellone teatrale risicato che certamente, con cinque o sei
proposte, sposta poco più di zero. C’è Veregra Street, una settimana all’anno, che
effettivamente porta un sacco di gente. Ma è una volta all’anno e sta
diventando, anno dopo anno, un’orgia di cibo e alcool penalizzando la parte
culturale e producendo gravi disagi ai residenti (basti pensare alla musica a
tutto volume fino all’alba, che costringe chi può a vivere altrove per tutta la
durata del festival).
Dopo il terremoto,
anche la parrocchia ha chiuso quasi totalmente i battenti. La chiesa di San
Francesco è inagibile da oltre tre anni, nonostante i danni siano lievi e
sanabili celermente. Nei locali adiacenti alla chiesa di San Pietro una volta
si faceva catechismo, che portava molta vivacità in via Castelfidardo. Poi ci
hanno portato la Caritas e, infine, il nulla. Ora c’è solo silenzio. L’oratorio
di San Giovanni Battista, voluto dal compianto don Peppe Trastulli, l’ultimo “pioà”,
proprio come luogo di aggregazione, dove fare iniziative culturali, incontri,
conferenze, oggi è destinato ad attività culturali e sostanzialmente interdetto
a chi volesse utilizzarlo per gli scopi di cui sopra. Tutto questo contribuisce
al degrado, alla desertificazione anche culturale del centro storico.
Che non ci sia una
politica rivolta alla soluzione dei problemi della città antica ormai è
assodato: non c’è un’idea, un progetto, manca persino la volontà. Ma non deve
essere solo la politica a impegnarsi, anche le altre componenti della società
civile devono svolgere un ruolo nel mantenere vivo il paese. Purtroppo, a
Montegranaro, la morte del centro storico passa anche attraverso il
disinteressamento da parte di tutti.
Luca
Craia