Ottimo l’inizio di trattativa condotto dal Premier
Conte Secondo con la Mittal per salvare il salvabile: dopo aver pastrocchiato
con le leggi, mettendo garanzie, poi togliendole, poi rimettendole e poi
ritogliendole, Conte ha alzato la voce e l’acquirente del carrozzone ILVA gli
ha fatto marameo. Conte Secondo pretende serietà, ma si fa fatica a prenderlo
sul serio. Impone a un’azienda privata piani industriali e del personale sapendo benissimo che l’azienda privata, poi,
fa quello che le pare.
Del resto non si può certo dare la responsabilità di
oltre ventimila persone (secondo alcune stime forse anche di più) che andranno
col sedere per terra causa pastrocchi politici firmati e stellati. La ArcelorMittal
è venuta in Italia a fare profitto, non per aprire una missione umanitaria: è
venuta perché c’erano delle condizioni di mercato favorevoli che oggi non ci sono
più, ma anche perché c’erano delle garanzie di legge che sono scomparse nel nulla,
con un giochino delle tre carte che manco alla stazione di Napoli.
Fare ora il difensore dei dipendenti, nella consapevolezza
(perché sono convinto che ne sia consapevole) che la loro sorte è pressochè
segnata a causa del comportamento schizoide del proprio partito è una mossa di
propaganda pura. Sapendo che, tanto, margini di trattativa non ci sono, la si
butta in caciara e saluti. Sulla pelle di 20.000 famiglie. Tanto poi ci pensano
i giornali amici a far credere agli Italiani quello che ci pare. C’è solo un
piccolo particolare: in questo modo solo un matto verrà a investire in Italia
in futuro. E di matti ne abbiamo già abbastanza di nostrani.
Luca Craia