Oggi mi è
ricapitata sotto una vecchia foto che mi mandò, qualche anno fa, Mauro
Lucentini. È una foto che lo ritrae mentre viene premiato da mio padre, come
uno dei vincitori dell’edizione, credo del 1980, de La Perla d’Oro, una
manifestazione canora per bambini che si teneva ogni anno nel teatro La Perla
di Montegranaro. Mi è tornata alla mente, guardandola, la storia del La Perla e
di quel periodo particolare.
Il cine-teatro,
voluto fortissimamente dal Senatore montegranarese Giovanni Conti e realizzato
con il finanziamento di una cordata di imprenditori cittadini, a metà anni 70
era stato abbandonato dall’ultimo gestore perché non ci andava più nessuno.
Invero, la chiusura era dovuta a una programmazione a dir poco inadeguata,
fatta di zero teatro e cinema di quarta visione intervallato da qualche porno.
Ma il cine-teatro
chiuso era un grave danno per Montegranaro. Se ne resero conto alcuni uomini di
buona volontà e lo stesso parroco di allora, l’ultimo pioà, don Peppe
Trastulli, che subito si attivarono per mettere mano a questa situazione. Costituirono
un comitato che, con l’appoggio della parrocchia, rilevò la struttura dal
Comune e iniziò a gestirla direttamente, facendo del volontariato il motore
della nuova gestione. Tra questi uomini c’era anche mio padre, Cesare Craia, e
c’erano personaggi del calibro di Alfredo Lucentini, Giordano Gismondi, Bruno Caponi, Giulio Luberti, Peppe Maurizi,Giampietro
Valentini, Mario Chiurchiù e ne sto dimenticando molti altri.
Questi uomini
misero del denaro, lo misero a fondo perduto, naturalmente, e misero l’impegno
personale per mandare avanti l’iniziativa. Passavano la domenica a staccare biglietti,
a fare la maschera, a pulire la sala finiti gli spettacoli. Montavano le
scenografie quando c’era teatro, contattavano le compagnie, amministravano
economicamente il teatro, insomma, lavoravano gratis per la comunità. Insieme a
loro molti giovani volontari che sacrificavano il proprio tempo per il proprio
paese.
Erano i tempi in
cui la gente faceva a gara per impegnarsi, per dare una mano, per fare in modo
che Montegranaro fosse un paese bello, un paese da vivere. E questi uomini
erano nelle istituzioni, nella politica, nella scuola, nella parrocchia. A
muoverli non c’era sete di potere, bisogno di visibilità, ricerca di un ritorno
economico. Magari forse c’era anche un po’ di tutto questo ma, soprattutto, c’era
amore. Erano uomini innamorati del loro paese. Con il loro amore, la comunità
era tale, era coesa, viva.
Oggi mancano
questi uomini. O, forse, hanno solo maggiori difficoltà per operare seguendo
questo sentimento positivo, forse sopraffatti dall’arrivismo e dalla prepotenza
di chi arriva a occupare i ruoli chiave. Non è facile, oggi, fare quello che
facevano quegli uomini là. Non è facile perché darsi da fare per la comunità,
oggi, ti espone a critiche e azioni contrare. Oggi, negli uomini che occupano i
vertici della comunità, manca l’amore per quello che fanno e per il paese, e
chi questo amore ce l’ha non riesce a esplicarlo, a renderlo azione. I risultati,
purtroppo, sono evidenti.
Luca
Craia