A
mettere una parola pesante sul caso di presunto razzismo che ha avuto
protagonista, guarda caso, Mario Balotelli arriva la sentenza del Giudice Sportivo
che ridimensiona notevolmente il caso e lo riporta nel novero dell’azione di un
gruppo di deficienti quale veramente è. Nel chiudere per un turno il settore “poltrone
est”, quindi una porzione dello stadio Betegodi, il giudice asserisce che la
decisione viene presa "considerato
il pur esiguo numero degli autori dei cori (…) rapportato al numero di
occupanti quel settore”. Quindi i cori razzisti ci sono stati ma solo a opera
di pochissimi elementi. Inoltre, il giudice riabilita la tifoseria veronese,
visto che “si sono levati, invece, da parte dei tifosi assiepati nell’attigua
curva sud cori di sostegno, seguiti da un lungo applauso".
Ora
capiamoci: che in uno stadio gremito di persone ci siano una ventina di cretini
razzisti ci può stare, altrimenti l’umanità non avrebbe i problemi che ha. Da
qui a etichettare come razzista un’itera città come è stato fatto in questi
giorni da tanta stampa e da altrettanti benpensanti sui social, ce ne passa. E
bisogna stare attenti in queste cose perché la storia de “al lupo al lupo” la
conosciamo tutti.
Luca Craia