È gravissimo
quello che sta accadendo alla magistratura italiana. È gravissimo il fatto in sé
e sono ancor più gravi le conseguenze. Le intercettazioni pubblicate dalla
stampa in questi giorni rivelano quello che si sospettava da tempo, ossia che c’è
una frangia di magistratura corrotta che gestisce il potere giudiziario
esattamente come i politici corrotti gestiscono quello esecutivo e legislativo,
completando il quadro di uno Stato che sta marcendo, la cui degenerazione non
può essere arrestata a causa della conclamata deficienza politica di chi è
estraneo ai fatti, occupa ruoli di potere e non si sa gestire.
Una corruzione che
pare consolidata, accettata come normale e come tale per niente nascosta, anzi,
quasi ostentata. E quando questa sconfina dalla gestione del mero potere e
entra nella politica, influenzando situazioni che hanno portato a drastici
cambiamenti nel Paese, come la caduta del Governo Conte 1 e la successiva
nascita del suo negativo, il Conte 2, capiamo che la crisi è talmente grave e
deflagrante che sarà difficile rimettere i cocci al loro posto. Non che la cosa
non fosse almeno sospettata: Berlusconi, per fare un esempio, poteva essere
attaccato politicamente con agevolezza, ma si è sempre preferito logorarlo a
colpi di processi, per quanto tanti di essi pienamente legittimi. Così si sta
cercando di fare con Salvini, anche lui vulnerabilissimo sotto molti aspetti
per la sua linea politica, ma sfinito ai fianchi con iniziative giuridiche a
dir poco fantasiose.
Il danno è enorme
anche per la Magistratura stessa, quella magistratura, ricordiamolo, che ha
anche espresso eroi e patrioti, martiri e padri della Patria, e che deve essere
infangata dal comportamento di quattro lestofanti politicizzati e disonesti. La
Magistratura deve meritare la massima fiducia del cittadino, perché è quella
che stabilisce giustizia e verità e non può essere soggetta ad alcun sospetto.
Si capisce bene quale sia l’entità del danno prodotto da queste vicende.
In tutto questo fracidume,
aspettiamo ancora che il Capo dello Stato si pronunci, non solo in qualità di Presidente
del Consiglio Superiore della Magistratura, ma anche e soprattutto come garante
della democrazia in Italia, quella democrazia che non esitò nemmeno un secondo
a difendere, non si sa bene da cosa, quando si trattò di ingerire nella scelta
dei ministri del primo governo Conte e che oggi è in pericolo come non mai.
Luca Craia