venerdì 15 maggio 2020

Lo stadio di Montegranaro si tinge di rosso-blu. Assegnata la gestione alla Sangiustese Calcio.



Gli impianti sportivi di Montegranaro, quelli della zona La Croce, che una volta chiamavamo “Villaggio dello Sport” con l’orgoglio di avere una zona dedicata all’attività fisica che nessun altro paese limitrofo possa vantare, hanno da qualche giorno una nuova gestione: il campo da baseball è stato assegnato alla stessa società sportiva che lo utilizza e il campo da calcio è andato alla Sangiustese Calcio. Nulla di nuovo, quindi, per il baseball ma molto di nuovo per il calcio. Dalla gara è stata esclusa la società Montegranaro Calcio per un vizio di forma. È curioso il particolare che sono state scisse le gestioni dei due impianti ma non le utenze. Infatti pare che la corrente di entrambi gli impianti sia a carico del gestore del baseball mentre l’acqua sia a carico di quello del calcio. Si direbbe un piccolo pastrocchio che potrebbe diventare grande.
L’assegnazione alla Sangiustese preoccupa le società sportiva nostrane, giustamente direi, perché si tratta di una squadra professionista che milita in serie D, ha un’altra compagine in Terza Categoria e ben 8 squadre nei settori giovanili. È facile pensare che, con una tale mole di tesserati, di spazio per altre realtà ne resti ben poco. Per fortuna ci sono degli spazi garantiti: la società Montegranaro Calcio può contare su 10 ore, che non mi sembrano tantissime, e la società di rugby femminile Spartan Queens su 6 ore, che pure tante non paiono. Per altre realtà non saprei dire.
Credo sia un peccato che Montegranaro, di fatto, perda un altro pezzo del suo patrimonio, un pezzo di patrimonio che si poteva preservare e far restare in mano a realtà nostrane, questo non per campanilismo, ma per averne un utilizzo pieno  e a totale vantaggio per il paese e per la sua comunità. In questo modo, Montegranaro ottiene soltanto il rifacimento del manto erboso e il potenziamento dell’impianto di illuminazione, cose utilissime, ma rischia di avere i propri spazi cittadini occupati da realtà di un altro paese.

Luca Craia