Non
dovrei essere altro che felice, io che lotto da anni per far capire quanto sia
fondamentale il turismo per la nostra economia territoriale, del fatto che,
molto più spesso che in passato, le nostre amministrazioni locali si occupino
del tema e prendano iniziative. In effetti è un fatto positivo, significa che si
comincia a capire che bisogna quanto meno ragionarci, investirci, nel turismo.
Ma c’è qualcosa che non va.
Quello
che non va è che, nonostante questa nuova e positiva sensibilità, ancora si
procede a tentoni, si fanno interventi, talvolta anche costosi, senza avere un
progetto generale. Per fare turismo nel Fermano occorre lavorare sul territorio
in sinergia tra i vari Comuni, le associazioni culturali che, fino a oggi,
hanno fatto le veci delle istituzioni assenti e, soprattutto, gli operatori
economici. Quello che si sta facendo, invece, è giocare con la politica, come
sempre, senza progetto, come sempre, e sulla base della spartizione del potere,
come sempre.
Prendiamo
l’esempio dell’adesione del Comune di Montegranaro al progetto Noi Marche Bike.
Si parte del presupposto che il futuro vedrà un forte incremento del
cicloturismo nella nostra regione, anche grazie ai cospicui investimenti che il
Governo regionale sta compiendo, a volte sottraendo risorse a cose forse più
importanti, come la ricostruzione del terremoto. E in effetti il ragionamento
fila: ci sarà un sempre più forte utilizzo della bicicletta per fare turismo ed
è giusto organizzarsi. Ma, in assenza di infrastrutture, appare quanto meno prematuro
aderire a un progetto di questo tipo. Il turista che venisse a Montegranaro in
bicicletta andrebbe probabilmente incontro a una situazione di enorme disagio,
in quanto mancano del tutto ciclovie e ciclabili, non ci sono spazi per circolare
in sicurezza né strutture attrezzate all’uomo.
In
realtà, a Montegranaro mancano quasi totalmente strutture ricettive organizzate
per il turismo tradizionale, figuriamoci per quello in bici. Ed è qui il punto:
come si fa a parlare di turismo senza coinvolgere chi, nel turismo, opera e ci
lavora? Come si fa a fare un progetto turistico senza coinvolgere le
associazioni culturali che hanno fatto turismo e portato gente sul territorio quando
la politica era in tutt’altre faccende affaccendata? Come si fa a parlare di
turismo senza un progetto che coinvolga gli operatori economici, le strutture
ricettive e di accoglienza? Come si fa anche solo a ragionare di turismo senza
pensare a come organizzare il patrimonio culturale in modo che sia fruibile ai
visitatori?
In
questo modo si fa fuffa, come sempre, fumo negli occhi, propaganda. A che
serve?
Luca
Craia