La legge 29 luglio 2010 stabilisce l’obbligatorietà
del soccorso all’animale coinvolto in un incidente automobilistico. Chi non lo fa
incorre in sanzioni pecuniarie anche piuttosto pesanti. Ma farlo, anche se per
umanità e pena nei confronti dell’animale ferito, a volte diventa un’esperienza
da dimenticare. È quanto accaduto a una signora che stamattina mi ha contattato
dopo aver trovato, sul ciglio della strada vicina al suo luogo di lavoro un
istrice colpito da una vettura. La macchina, ovviamente, non si è fermata, ma l’istrice
era ancora vivo, presumibilmente con le zampe fratturate. La signora mi ha
contattato sulla pagine de L’Ape Ronza per chiedermi consiglio su chi chiamare
per far soccorrere la bestiola. Ovviamente le ho suggerito di chiamare il
servizio veterinario della ASUR.
Da lì, mi ha poi raccontato, è partita una lunga
trafila fatta di telefonate dirottate e di voci scocciate. “Tra mille telefonate a enti diversi che mi rimbalzavano
da uno ad altro” mi ha detto la signora “voci irritate al telefono, quasi tutte
con risposte del titpo «non è di competenza nostra», mi
hanno dirottato alla Polizia Provinciale, dove una signora, arrabbiata per il
fatto che la ASUR mi aveva dato il loro recapito, alla fine mi ha fatto
chiamare a Jesi dove un veterinario mi ha detto che si trova ad Ancona e magari,
per quando sarebbe arrivato, l’animale non ce l’avrebbe fatta”. E infatti l’animale
non ce l’ha fatta.
“Se
fosse stato cane o gatto avrei provveduto da sola, a mie spese. Ma un istrice
non sapevo nemmeno come fare” prosegue. Alla fine sono arrivati i Carabinieri,
chiamati da un contadino del posto, a portare via la carcassa. Ed è amara la
conclusione della protagonista di questa storia: “la prossima volta non ci
riprovo nemmeno”. La legge che dicevamo, insomma, rimane lettera morta.
Luca Craia