Ha girato tantissimo nei social la
notizia di quell’albergatore che cercava personale scrivendo una frase infelice
su Facebook, la solita frase infelice che dicono tanti imprenditori poco intelligenti
quando accusano i lavoratori di fannullaggine perché non accettano contratti
capestro e stipendi da fame. Ovviamente c’è stato il consueto coro di sdegno,
più che giustificabile, e i molto meno giustificabili imbecilli che hanno
invaso la bacheca dell’albergatore con violenza verbale e minacce concrete,
tanto da fargli chiudere il profilo, come solitamente accade in questi casi.
Anche io ho riportato la notizia nella
pagina Facebook de L’Ape, spiegando il mio punto di vista, un po’ diverso da
quello della massa, punto di vista che, come c’era da aspettarsi, non è stato
capito. Provo a spiegarlo meglio: l’imprenditore ha ovviamente sbagliato, dimostrando
di avere un altrettanto sbagliato concetto del valore del lavoro e del rispetto
nei confronti dei lavoratori. Il problema, però, oltre alla scarsa intelligenza
di sbattere idiozie su Facebook, è che il concetto espresso dall’albergatore
non è suo, ma è quello contenuto nelle leggi che regolano il lavoro e nelle
politiche attuate in questo campo da diversi anni, che poi, ovviamente, vanno a
legittimare comportamenti di questo tipo.
Se è possibile assumere gente con
contratti capestro, con scadenze ripetitive che diventano un costante ricatto,
con tutele sempre minori, con un valore di mercato del lavoro stesso in
costante calo, con un mercato portato volutamente al ribasso anche con l’inserimento
di manodopera a bassissimo costo importata dai paesi poveri con pretesti
umanitari, poi dagli imprenditori cosa ci si può aspettare?
Il piccolo imprenditore, come dicevo
anche su Facebook, è il penultimo anello di quella catena alimentare che vede
il lavoratore come ultimo. Per sopravvivere mangerà senz’altro l’ultimo anello,
e lo farà in silenzio o sparando scemate su Facebook, ma lo farà perché altrimenti
non sopravviverebbe, in un mercato dove gli altri non avranno scrupoli a farlo.
E tutto questo è generato dalle politiche dello Stato, politiche che partono da
lontano, se vogliamo dalle lacrime della Fornero ma forse anche da prima, e
arrivano ai giorni nostri senza che nessuno governo abbia mai cercato di
invertire la tendenza, men che meno quest’ultimo. Prendersela con gli imprenditori
non è solo inutile, ma stupido.
Luca Craia