È un dolore autentico vedere il proprio paese ridotto come è ridotto il
nostro: incuria, degrado, sporcizia, soldi spesi male, senza un progetto, senza
un’idea di cosa si vuole fare, di quale futuro si voglia creare. È un dolore
autentico, oltre che causa di grande rabbia, quando un cittadino, per ottenere
qualcosa che gli spetta di diritto, che sarebbe logica in un concetto generale
di amministrazione virtuosa, debba invece chiedere quasi un favore oppure
muoversi attraverso esposti o segnalazioni a enti superiori. È una coltellata
quando ci si rende conto che chi ha in mano le sorti del tuo paese non ha
interesse, non ha amore, è privo di quello stimolo a fare e fare bene, a
sacrificarsi, a lavorare e spendersi che deriva dal senso si appartenenza, dall’essere
parte di un organismo complesso che si chiama comunità.
Montegranaro da troppo tempo è guidata da gente a cui, di Montegranaro,
non importa niente o quasi. Ci sono altri obiettivi, che siano professionali,
politici, di prestigio e ambizione. Le vere necessità del paese, della gente,
della comunità passano costantemente in secondo piano, quando non vengono
ignorate del tutto. Si fa politica senza progetti e senza idee, i progetti e le
idee non servono perché l’obiettivo non è il bene comune. Si sprecano soldi,
risorse, si annichiliscono le volontà esterne alla politica, si bloccano idee e
progetti che non sono propri per paura che non vi sia ritorno, che non sia
utile come propaganda. Ecco, la politica è solo, esclusivamente, propaganda.
Montegranaro è ferma. E non lo è soltanto ora, a causa della crisi che sta
investendo il nostro comparto economico aggravata dalla pandemia. È ferma da
tempo. La crisi della calzatura non è una cosa recente, va avanti da anni, ma
non si è fatto nulla, nè in termini di progettualità né in termini di spinta
politica verso l’alto. E si continua a fare finta di niente.
Montegranaro è sgretolata come comunità, una comunità composta da una
grande parte di persone che non sono di Montegranaro, che non la sentono
propria, che non ne conoscono e non si sentono parte della storia di questo
paese. La politica è frutto di questa fetta di popolazione. Poi c’è l’altra
fetta, quella che vorrebbe riappropriarsi di se stessa, delle proprie radici, per
dare al paese e alla comunità quella dignità perduta, quella forza dimenticata.
Questa gente è bloccata, prostrata, rassegnata.
C’è stata una grande spinta propulsiva nel mondo associazionistico e
culturale, partita una decina di anni fa. La si è fatta morire, inserendo la
politica e suoi interessi ovunque, in ogni ganglio, in ogni snodo della società
civile. Il risultato è quello che vediamo: un paese spento, amorfo, diviso su
tutto.
Io credo che sia ora di riprendersi Montegranaro. È ora che la gente che
ama questo paese si risvegli e non solo pretenda un’inversione di tendenza, ma ne
sia protagonista. È ora che la gente di Montegranaro, la vera gente di
Montegranaro si riprenda il proprio paese. È ora di una nuova stagione. È ora.
Luca Craia