La notizia è che sono stati desecretati gli atti del
Comitato Tecnico-Scientifico che ha sostanzialmente governato l’Italia per mesi
e in parta la sta ancora governando. A stabilire che i verbali del Comitato
siano resi pubblici c’è una sentenza del TAR del Lazio che accoglie il ricorso
di tre avvocati, Rocco Mauro
Todero, Vincenzo Palumbo e Andrea Pruiti Ciarello, consigliere di
amministrazione della Fondazione Einaudi. I legali avevano chiesto l'accesso civico ai verbali e
gli era stato negato.
La
storia della secretazione degli atti del CTS parte dallo scorso maggio, quando
il sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri, aveva sollevato la questione
accusando proprio il Comitato di tenere i dati nascosti. All’epoca intervenne
Conte in persona affermando che gli atti del CTS non erano secretati. Invece,
come si capisce bene, lo erano eccome, visto che c’è voluta una sentenza del
TAR alla quale la Presidenza del Consiglio si è opposta fino alla fine. E non è
detto che non si faccia ricorso a livelli di giudizio superiori. Intanto, però,
il TAR ha stabilito che tali documenti vengano resi pubblici entro 30 giorni.
In 30 giorni possono succedere tante cose.
Il punto,
però, è capire perché non si voglia che i verbali vengano resi pubblici. Cosa
si nasconde? Cosa si teme? Perché i paladini della trasparenza, quelli dello
streaming a ogni costo eccetto quando comandano loro non vogliono che gli
Italiani siano informati? Ricordiamo che il CTS è l’organismo, inventato di
sana pianta da questo Governo, che ha stabilito il lockdown, ha fatto chiudere
tutte le attività per quasi tre mesi e ha portato il Paese a una crisi
economica epocale i cui effetti ancora dobbiamo vedere per intero. Era giusta
la decisione? Non lo era? I dati desecretati possono aiutare a capirlo, ed è
forse per quello che non ce li vogliono far conoscere. E chissà se li conosceremo
davvero.
Luca Craia