Non si sente spesso, il rockabilly. È un genere dimenticato, che riguarda
un passato ormai remoto, quegli anni ’50 così folcloristici e lontani. Eppure,
quando lo senti suonare, non puoi fare a meno di muovere i piedi, di ballare
sulla sedia o, magari, di alzarti e scuoterti. È la base del rock moderno,
quello da cui è nato tutto, il rock’n roll più rudimentale e primitivo, con la
sua forza travolgente e atavica.
Sentire suonare rockabilly, dicevo, è cosa rara. Sentirlo suonare bene è
rarissimo. Ma, se avete la fortuna di passare la serata in un locale dove
suonano Jack and The Sti-Cats, avrete il privilegio di sentire suonare un
rockabilly perfetto, trascinante, coinvolgente come nemmeno una band americana
potrebbe fare. E questi 5 ragazzotti, non più di primo pelo, forse anche di secondo
o di terzo, sono marchigianissimi. Però sono musicisti portentosi, con una
lunga esperienza, ottimi conoscitori di tecniche e di storia del rock. Ma,
soprattutto, lo amano il rock, e la loro passione li ha portati a mettere su un
delizioso repertorio col più classico del rock.
Alcuni di loro li conosco da anni, da quando eravamo ragazzini, ma non mi
faccio confondere dall’amicizia dando un giudizio ottimo sulle loro qualità
musicali. Questi, amici miei, sanno suonare davvero. E vi fanno divertire, perché
il loro è un genere davvero divertente e coinvolgente, specie se eseguito così
bene. Quindi vi do un consiglio: cercateli nei locali di questa strana estate.
E, se vi capita di sapere dove suonano, andateli a sentire di corsa. Vi
divertirete da matti.
Luca Craia