Ha funzionato per gli Uffizi, perché non deve funzionare anche a Urbino? È
l’idea geniale, una delle tante che ha, dell’onorevole PD marchigiano Alessia
Morani che ha pensato bene di invitare Chiara Ferragni a visitare la Galleria
Nazionale di Urbino (che lei, però, chiama Palazzo Ducale, per dire), sperando
di sortire lo stesso effetto fiorentino. Alla fine, se questo portasse davvero
gente, avrebbe senso e significato. Ma, a parte la tristezza che mette l’idea
di promuovere la cultura con questi espedienti, un ragionamento dovremmo farlo.
I ragazzi dovrebbero andare a Urbino senza che li invogli la Ferragni.
Dovrebbero farlo perché si sono appassionati e vogliono saperne di più, perché hanno
sviluppato il senso del bello e la fame di cultura. Perché serve la Ferragni? Perché
dobbiamo far diventare la cultura un bene di consumo futile ed effimero, una
moda?
Pare che tocchi farlo perché nessuno ha educato i nostri giovani al bello.
E questo è un problema politico. La cultura è da anni il bacino da cui
attingere per portare fondi e risorse altrove. La scuola è stata depauperata di
investimenti e di potere educativo, con modelli sempre più inadeguati che hanno
portato a un abbassamento verticale del livello culturale. Se oggi serve la
Ferragni per portare i giovani al museo, la Morani, che fa politica e
appartiene a un partito di governo, dovrebbe chiedersi perché. E il perché sta
nel fallimento delle politiche per l’istruzione, nello smantellamento progressivo
dell’istituzione scuola. Ma forse è esattamente quello che si desiderava fare.
Luca Craia