martedì 14 luglio 2020

La paura de lo passo de Graziaplena. Un racconto di Stella Franceschetti


Qualche anno fa, Stella Franceschetti, per i Montegranaresi, semplicemente, la maestra Stella, mi regalò alcuni dei suoi manoscritti, tra i quali i “Quaderni di Stelletta”. Sono racconti, aneddoti e leggende montegranaresi che, non fosse stato per la sua passione e amore per questa terra, quasi certamente sarebbero andati perduti. Oggi ve ne regalo uno. Godetevelo.

Luca Craia

La strada che da Santamaria unisce Montegranaro con Monte San Giusto, all'altezza del supermercato Tigre, ha una biforcazione che porta alla caserma dei Carabinieri e all'ospedale. Fino a una cinquantina d'anni fa questa strada era poco più di un sentiero, fiancheggiato da campi coltivati, che finiva un poco più in alto, davanti all'unica casa colonica che c'era, abitata da più generazioni dalla stessa famiglia di mezzadri. L'inizio del sentiero era detto "Lo Passo de Graziaplena", dal cognome dei proprietari del terreno.
Si racconta che, in una notte fredda e nevosa, un uomo, forse colto da malore o impossibilitato a proseguire per il maltempo, si rifugio dietro la siepe che segnava l'inizio del sentiero. Il poveretto fu trovato morto il giorno dopo, rannicchiato con le mani strette sul petto e le dita avvinghiate al mantello, con gli occhi spalancati e la bocca aperta. Nessuno sapeva chi fosse: forse era un viandante, forse un mendicante o un ambulante... chissà?! Nella posizione in cui fu trovato non si capì nemmeno da quale direzione venisse o in quale andasse.
La notizia suscitò pietà e curiosità dando luogo a qualche supposizione. Se ne parlò per qualche giorno, poi la cosa finì lì. Almeno così sembrava...
Poco tempo dopo, però, un contadino, tornando a casa di sera, si spaventò moltissimo vedendo sbucare all'improvviso, proprio da dietro la siepe del passo, un "lepre". Sembrava impazzito: correva da un punto all'altro della strada, si fermava, si girava nel mezzo come se cercasse qualcosa, poi ritornava a nascondersi dietro la siepe. Probabilmente aveva la tana nelle vicinanze ed era stato disturbato dai passi del contadino e dal rumore del suo scalpiccio sulla strada brecciata. La cosa, però, si ripeté a distanza di poco tempo altre volte e altre ancora...
L'animale fu cercato nei dintorni, ma nessuna tana fu trovata; fu così che cominciarono le supposizioni e i tentativi di spiegazione, introdotti inizialmente con un "forse", poi con un "quasi certamente", infine con un "di sicuro". Alla fine quella apparizione divenne per tutti "l'anima del morto" che aveva invano chiesto aiuto prima di morire.
Lo si capiva dalla bocca  rimasta aperta: "poveretto! Chissà quanto avrà chiamato!" diceva la gente. Inoltre era morto senza ricevere i sacramenti e la sua anima tormentata non riusciva a salire in cielo. Per tanto tempo lo “lepre” fu avvistato, mentre continuava a vagare sempre nello stesso luogo e nello stesso modo. Quel punto della strada venne chiamato da tutti "lo passo della paura": chi lo attraversava, di notte, era intimorito e addirittura si "segnava".
Tale nome ieri sto fino a quando cominciarono ad essere costruite case, fabbriche, ville e il sentiero diventò una larga strada asfaltata. Nelle case di campagna superstiti, però, c'è ancora qualcuno che se ne ricorda per aver sentito raccontare l'intera storia dai nonni.

Stella Franceschetti