Continua la guerra tra poveri tra le Guide Alpine marchigiane e le Guide Ambientali Escursionistiche, una guerra che va avanti da
anni, con tentativi giuridici e, stavolta, col rischio di annichilire un’intera
categoria professionale che fa lavorare oltre 150 persone nelle Marche e più di 6000 in tutta Italia. Ora questa guerra arriva in Regione: nei giorni scorsi la
Commissione Turismo, su proposta del Consigliere ex PD e ora Gruppo Misto,
Gianluca Busilacchi, ha approvato una modifica alla legge regionale che regola
le escursioni in montagna escludendo le GAE dai percorsi classificati EE.
Significa che ora questi percorsi potranno essere frequentati solo da gruppi
guidati da Guide Alpine o da Accompagnatori di Media Montagna (AMM). In
pratica, se volete andare in cima alla Sibilla, non lo potete più fare con una
guida ambientale ma ci vuole una guida alpina.
Questo provvedimento, cha andrà in aula la prossima settimana per l’approvazione
definitiva, ha conseguenze molto pesanti sulla categoria professionale delle
guide ambientali, professionisti che fanno questo di mestiere, che hanno
accordi e contratti con strutture ricettive e e tour operator che ora non
potranno più rispettare. Il danno economico e professionale è evidente.
Ma c’è un altro danno, forse più grosso e, comunque, più generale che interessa
tutti. Le Guide Alpine, nelle Marche, sono 4. Gli AMM sono 36. In totale, in
tutte le Marche, ad accompagnare i turisti sui percorsi classificati EE ci sono
soltanto 40 persone. Le GAE sono 154 e ce ne sono altri 20 che stanno
completando la formazione professionale. Si sta quindi tagliando drasticamente
il numero dei professionisti a disposizione per dare un servizio ai turisti,
servizio che, con ogni evidenza, non sarà più possibile offrire efficacemente
non avendo numeri sufficienti per soddisfare la domanda.
Che senso abbia tutto questo non si capisce. Non è una questione di
professionalità, in quanto le guide escursionistiche sono riconosciute
professionalmente in tutta Italia, ed è assurdo che quelle marchigiane possano
lavorare ovunque tranne che in che in casa loro. È forse una scelta politica, forse
un’iniziativa elettorale, fatto sta che siamo di fronte all’ennesima riprova di
quanto si abbiano le idee confuse in fatto di turismo nelle Marche. Una regione
che spende cifre importanti per promuovere un comparto economico che poi va ad
affossare con iniziative come questa, oltretutto passata col voto favorevole di tutti
tranne l’astensione del vicepresidente Malaigia.
Luca Craia