Sta fallendo il bonus vacanza pensato da Conte & Co per risollevare il
turismo italiano dopo l’emergenza covid, ammesso che siamo al dopo. Sta
fallendo in quanto oltre la metà delle strutture ricettive italiane non accetta
i bonus. E questo non perché gli imprenditori del turismo siano retrogradi o
poco sensibili al progresso, come già qualcuno sta cominciando a dire, bensì perché
gli imprenditori non possono eliminare la loro liquidità.
Capiamo come funziona il bonus in modo semplificato: io arrivo in
struttura e pago l’80% del mio soggiorno, fino a un massimo di 500 Euro, con il
bonus. Quindi l’albergatore non percepisce denaro liquido ma ottiene un credito
di imposta che andrà in seguito a recuperare sulle proprie tasse. Che significa
questo? Significa che l’imprenditore non avrà liquidità immediata per sopperire
alle spese correnti, come fornitori e personale. Significa anche che l’imprenditore
recupererà questo denaro nel tempo, con le imposte da pagare. Significa anche
che l’imprenditore deve avere un certo monte di imposte da pagare, altrimenti
non può recuperare il credito. Non tutti, anzi, pochi imprenditori possono inserirsi
in questo meccanismo senza restare a corto di liquidità.
Il Governo Conte sta abusando del credito di imposta, utilizzandolo come
se fosse moneta. Ma moneta non è, in quanto non cedibile. E non potrebbe
esserlo in quanto vietato dagli accordi europei. Ecco perché le iniziative di
questo genere, come gli stessi bonus ristrutturazione o energetico, sono
destinati a non funzionare. L’economia italiana non riparte certo con queste
stupidaggini.
Luca Craia