Sarà che il mio sogno è una comunità cittadina unita e compatta sui temi importanti, anche se ognuno poi ha la sua idea, la sua fede. Sarà che credo fermamente che il bene comune prevalichi gli interessi particolari o le ideologie. Fatto sta che la situazione del basket montegranarese è per me una spina nel fianco, un autentico dolore.
Da un lato c'è una Società in evidente difficoltà, che deve decidere che fare, se mantenere il titolo e iscriversi al campionato di serie B e lottare per quello che si è ottenuto sul campo, o cederlo e scendere in C Gold, risparmiando soldi in un momento di crisi.
Dall'altro lato ci sono le tifoserie, giovani che soffrono la situazione e la digeriscono male, immaginando scenari politici che, in realtà, non sembrano esserci. Sono preoccupati, i tifosi, e hanno ragione a esserlo. La strumentazione politica di questa preoccupazione è vomitevole, ma il loro punto di vista è pienamente condivisibile.
Personalmente, da uomo che tifava e militava nella Sutor fin da bambino, che ricorda le partite la domenica mattina e la storica finale con Porto Recanati, seppure con la mia lunga lontananza dal parquet, non posso che rimettermi alle decisioni di chi la squadra la tiene in vita, con sacrificio, soldi, impegno. Chi lotta in prima persona, col lavoro e col portafogli, per tenere in vita uno dei collanti più formidabili della nostra fragile comunità va comunque rispettato, qualunque cosa decida di fare.
Ma che decida, che lo faccia ora, prima che la tensione sia troppo alta, prima che si aprano crepe irrecuperabili.
La Sutor è un patrimonio immenso, irrinunciabile per Montegranaro, per tutto quello che rappresenta come storia e come collante sociale. La priorità è salvaguardarlo, nel modo migliore possibile. Sono certo che, qualsiasi cosa si decida, Montegranaro la accetterà e continuerà a essere vicina alla sua squadra. Ma occorre rimanere uniti, tutti, anche ingoiando qualche rospo.
Luca Craia