mercoledì 8 luglio 2020

Traffico esseri umani e morti in mare: bisogna andare in Libia, ma non conviene a nessuno.



Bisogna fermare la Libia. Bisogna fermare il traffico di esseri umani che parte dai paesi più disperati dell’Africa e del medio oriente per portare i nuovi schiavi in Europa. È strano che nessuno dica una cosa tanto evidente. È strano che nessuno rilevi che la vera iniziativa umanitaria e l’unico sistema per salvaguardare vite umane sarebbe quello di intervenire per fermare il traffico all’origine.
Quando la gente muore in mare, è già sopravvissuta a ogni sorta di violenza, ma alla politica europea interessa solo focalizzarsi sul naufragio, ovviamente perché intervenire in questo senso è più facile e più emotivamente (e, quindi, elettoralmente impattante). Invece, per fermare il traffico di esseri umani in maniera radicale, serve un intervento impegnativo sia da un punto di vista politico che economico. Occorre una task force europea che prenda il controllo in Libia del traffico e lo gestisca direttamente, portando i rifugiati in Europa in maniera sistematica e organizzata. In questo modo si eviterebbero i naufragi e che queste persone finiscano come manovalanza per criminalità o imprenditoria senza scrupoli.
Farlo, però, significherebbe spezzare un meccanismo perverso che arricchisce la criminalità internazionale, quella organizzata nostrana, e agisce sul mercato del lavoro depauperando il valore di mercato della manodopera. Non conviene all’economia. E non conviene alla politica. Avere i morti in mare avvantaggia una parte che ha, in questo modo, sempre pronto un motivo per commuovere le coscienze più sensibili e portarle a sé. L’altra parte ha vantaggio, invece, nello spauracchio dell’immigrazione incontrollata e del degrado sociale che ne consegue. Insomma, nessuno avrebbe vantaggio nel risolvere questo enorme problema. E quindi non lo si risolve.

Luca Craia