Bisogna fermare la Libia. Bisogna fermare il traffico di esseri umani che
parte dai paesi più disperati dell’Africa e del medio oriente per portare i
nuovi schiavi in Europa. È strano che nessuno dica una cosa tanto evidente. È strano
che nessuno rilevi che la vera iniziativa umanitaria e l’unico sistema per
salvaguardare vite umane sarebbe quello di intervenire per fermare il traffico
all’origine.
Quando la gente muore in mare, è già sopravvissuta a ogni sorta di
violenza, ma alla politica europea interessa solo focalizzarsi sul naufragio,
ovviamente perché intervenire in questo senso è più facile e più emotivamente
(e, quindi, elettoralmente impattante). Invece, per fermare il traffico di
esseri umani in maniera radicale, serve un intervento impegnativo sia da un punto
di vista politico che economico. Occorre una task force europea che prenda il
controllo in Libia del traffico e lo gestisca direttamente, portando i
rifugiati in Europa in maniera sistematica e organizzata. In questo modo si
eviterebbero i naufragi e che queste persone finiscano come manovalanza per
criminalità o imprenditoria senza scrupoli.
Farlo, però, significherebbe spezzare un meccanismo perverso che
arricchisce la criminalità internazionale, quella organizzata nostrana, e agisce
sul mercato del lavoro depauperando il valore di mercato della manodopera. Non
conviene all’economia. E non conviene alla politica. Avere i morti in mare
avvantaggia una parte che ha, in questo modo, sempre pronto un motivo per
commuovere le coscienze più sensibili e portarle a sé. L’altra parte ha
vantaggio, invece, nello spauracchio dell’immigrazione incontrollata e del
degrado sociale che ne consegue. Insomma, nessuno avrebbe vantaggio nel risolvere
questo enorme problema. E quindi non lo si risolve.
Luca Craia