L’organizzazione
dell’AVIS nelle Marche è un piccolo gioiello, presa a modello dalle altre
realtà italiane in quanto efficace ed efficiente. È talmente funzionale che,
negli anni passati, non solo si è riusciti a soddisfare il fabbisogno regionale
ma si è ceduto sangue ad altre regioni che ne necessitavano, come la Puglia o
il Lazio. Questa organizzazione è stata messa a punto dal compianto dottor
Mario Piani quando a guidare il sodalizio c’era l’attuale assessore regionale
Angelo Sciapichetti.
Ed è curioso
che, una volta smessi i panni del Presidente dell’Avis, l’assessore sembra
essersene dimenticato. Infatti, al progetto del dottor Piani manca un elemento
essenziale che può essere dato solo dalla Sanità regionale: l’indipendenza
giuridica di chi gestisce la raccolta. In questo modo l’AVIS avrebbe
disponibilità di personale, e potrebbe programmare la raccolta in modo ancora
più efficace, evitando di dover subire contraccolpi derivanti dai problemi
della sanità pubblica.
Ho fatto una
lunga chiacchierata con Dino Pesci, responsabile provinciale per Fermo del
servizio di chiamata, e mi ha spiegato che è proprio per questa dipendenza
dalla sanità pubblica che oggi l’AVIS marchigiana, pur vantando donatori
generosissimi, sta perdendo donazioni in maniera cospicua, bel 172 fino a
giugno. C’è stato un notevole calo, dovuto in parte alla pandemia e ai timori
che i donatori devono aver vissuto, ma anche e soprattutto alla chiusura di
diversi punti di prelievo per ben dieci giornate a causa della mancanza di
personale a seguito del pensionamento di due medici mai rimpiazzati, e degli
spostamenti di personale per esigenze interne alla sanità.
Ricordiamo
che il personale viene fornito dalla ASUR e non può essere gestito
autonomamente dall’AVIS: esiste un ente, il DIRMT, che gestisce la raccolta e
il personale addetto, ma usufruisce di elementi dipendenti dalla ASUR e, se l’ASUR
manifesta la necessità di personale, capita spesso che lo tolga al servizio
raccolta, con le conseguenze che vediamo. Tra luglio e agosto, la chiusura di
31 giornate complessive dovuta a queste problematiche ha causato una perdita di
circa 7/800 sacche di sangue e plasma.
È una
situazione paradossale, perché potenzialmente l’AVIS territoriale potrebbe fare
numeri strepitosi, ripetendo quelli del passato, ed essere di aiuto non
soltanto a chi necessita di sangue nelle Marche, ma anche in altre zone
d’Italia, tanto sono pronti e generosi i donatori marchigiani. Eppure bisogna
perdere colpi e trovarsi potenzialmente in difficoltà causa una carenza
organizzativa dovuta a una sostanziale negligenza legislativa. Basterebbe rendere
autonomo il DIRMT per la gestione del personale e il problema sarebbe risolto.
Ci vorrebbe poco, basterebbe volerlo. Del resto lo stesso Ceriscioli si era
impegnato a legiferare in materia, ma evidentemente o lo ha dimenticato o ha
preferito lasciare le cose come stanno per motivi politici. Fatto sta che, in
questo modo, si stanno sprecando risorse e potenzialità che potrebbero portare
immensi benefici alla popolazione e agli stessi donatori. Ma se manca la
volontà politica, c’è poco da fare.
Luca Craia